Euribor: pensate anche ai “piccoli”
Il tasso da cui dipendono le rate della maggior parte dei mutui resta ai massimi da 14 anni nonostante il taglio del tasso di sconto. Ma è inappropriato allo scopo per cui è usato: lo dice anche Bini Smaghi della Bce
(pubblicato su Repubblica.it il 10 ott 2008)
Mezzo punto è un taglio considerevole del tasso di sconto, ma l’Euribor, il tasso a cui le banche si prestano denaro tra loro, non si è mosso: quello a tre mesi è rimasto inchiodato al 5,39%, il livello più alto dal 1994.
Il problema, come ormai tutti sanno, non è solo delle banche. A quel tasso sono legate le indicizzazioni della maggior parte dei mutui immobiliari, e l’effetto è dunque di far pagare rate più alte agli sfortunati debitori. E’ un meccanismo senz’altro criticabile e a tutto vantaggio del contraente più forte (cioè la banca): possibile che un prestito a lunghissimo termine come un mutuo, che dura 10, 20 e oggi anche 30 o 40 anni, debba essere legato a un tasso che riflette l’attività quotidiana sul mercato monetario, per giunta in quel particolare segmento che è il mercato interbancario della liquidità? Per di più, la maggior parte delle indicizzazioni prende come riferimento la quotazione dell’Euribor di un giorno solo, che di solito è l’ultimo del mese. Quindi non solo espone al rischio che l’importo della rata sia determinato da uno sbalzo episodico, ma sceglie proprio il giorno più esposto a questi sbalzi a causa della sistemazione periodica dei conti di cassa delle banche. Sarà una coincidenza?
Questo è uno di quei (parecchi) casi in cui la concorrenza sembra non funzionare affatto, probabilmente anche a causa del tecnicismo del problema che impedisce alla maggior parte dei mutuatari di capirne le implicazioni e che permette quindi comportamenti collusivi delle banche a danno dei clienti. Come quelli affrontati dall’ex ministro Bersani a colpi di “lenzuolate” di decreti, la maggior parte dei quali relativi proprio ai mutui.
Che il problema vada affrontato lo pensa anche Lorenzo Bini Smaghi, membro del Comitato esecutivo della Bce, intervistato ieri dal “Sole 24 Ore”: “La questione è seria. Non è giusto che le famiglie paghino sui loro mutui il mancato funzionamento del mercato interbancario e la sfiducia tra banche, che è alla base del rialzo dell'Euribor. È necessario, per via legislativa o attraverso accordi privati, legare il tasso sui mutui al tasso di riferimento della Bce, piuttosto che all'Euribor”.
Anche Bini Smaghi, la cui fede liberista è a tutto tondo, prospetta dunque l’eventuale necessità di un intervento legislativo. D’altra parte, è davvero difficile che le banche prendano l’iniziativa di accordarsi per cambiare un meccanismo che è tutto a loro favore. Servirebbe dunque, e anche con urgenza, un atto del governo. Se non ora, quando?
P.S.: Dopo le iniziative dei governi europei per fronteggiare la crisi (domenica 12 e lunedì 13) l'Euribor ha cominciato a scendere, ma martedì 14 (data di questo poscritto) è ancora al 5,24%. In ogni caso è un tasso molto instabile e può impennarsi anche per ragioni diverse da una crisi mondiale come l'attuale, quindi il ragionamento rimane del tutto valido.