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 Politica Riduci

Quante volte, Silvio?

L’accelerazione sul finto testamento biologico alla vigilia delle elezioni è un evidente tentativo di recuperare il voto cattolico. Ma il premier del governo più clericale della storia della Repubblica infrange allegramente almeno sette dei Dieci Comandamenti
 
(28 apr 2011)
L’improvvisa accelerazione del premier sul testamento biologico è un evidente tentativo di recuperare il voto cattolico alle prossime elezioni. Quanto il governo Berlusconi sia timorato di Dio si è visto però in innumerevoli occasioni, dalla vicenda Englaro a questa del testamento biologico, dalle coppie di fatto alle gravidanze assistite e alle tante battaglie sul crocifisso negli uffici pubblici. Senza trascurare le provvidenze più terrene riservate alla Chiesa cattolica, dai finanziamenti alle scuole all’immissione in ruolo degli insegnanti di religione, fino all’esenzione dall’Ici degli immobili di proprietà ecclesiastica.
 
Certo che i comportamenti, specie del premier, non sono sempre coerenti con le prescrizioni del magistero. Proviamo a prendere in mano un catechismo e rileggere i dieci comandamenti, chiedendoci se per caso sia capitato a Berlusconi di contravvenire a qualcuno di essi.
 
1. Io sono il Signore Dio tuo: non avrai altro Dio all' infuori di me.
Sarebbe difficile affermare che Berlusconi sia in questo caso perfettamente in linea. I suoi dei sono il potere e il denaro, visto che subordina tutte le sue azioni al fine di ottenerli.
 
2. Non nominare il nome di Dio invano.
Ahiahi! C’è la prova che almeno una volta il secondo comandamento è stato violato: nel caso della famosa barzelletta con bestemmia, impossibile da negare perché ne esiste il filmato.
 
3. Ricordati di santificare le feste.
Su questo punto non abbiamo informazioni sufficienti. Visto che ad Arcore c’è pure una cappella privata, diamoglielo per buono.
 
4. Onora il padre e la madre.
Della venerazione per la madre si sa e non c’è motivo di pensare che con il padre si comportasse diversamente. Buono anche questo.
 
5. Non uccidere.
Se l’avesse fatto sarebbe stato un delitto perfetto, visto che nessuno l’ha mai neanche sospettato. Ma Berlusconi che fa qualcosa di perfetto è un’idea che fa a pugni con l’esperienza, quindi escludiamolo pure.
 
6. Non commettere atti impuri.
Inutile qualsiasi commento.
 
7. Non rubare.
In uno dei processi in corso a Milano e dei quali quasi certamente non vedremo la conclusione Berlusconi è accusato tra l’altro di appropriazione indebita, comunemente detta furto. Con il meccanismo dei sovrapagamenti dei diritti cinematografici, è l’accusa, Berlusconi avrebbe sottratto denaro da una società quotata – denaro che quindi apparteneva anche agli altri azionisti – per girarlo in due società basate in paradisi fiscali di proprietà sua e dei figli Marina e Pier Silvio. Ma anche l’evasione fiscale dev’essere considerata furto (“Date a Cesare quello che è di Cesare”), e qui ci sarebbe una folta casistica da esaminare, a partire dai falsi in bilancio (per i quali il premier ha beneficiato più volte della prescrizione, grazie a un’apposita modifica della legge approvata dal suo primo governo) per finire all’accusa di frode fiscale avanzata sempre nei processi in corso a Milano. Si potrebbe proseguire, ma ce n’è più che a sufficienza per dire che qui proprio non ci siamo.
 
8. Non dire falsa testimonianza.
La prima condanna (in primo grado, poi beneficiò dell’amnistia) Berlusconi la prese nel 1990, tanto per smentire che i magistrati si sono occupati di lui solo dopo la sua discesa in politica. In primo grado fu stabilito che aveva detto il falso riguardo al tempo da cui era iscritto alla P2. La sua caratteristica di bugiardo patologico è nota, ma bisogna aggiungere anche la falsa testimonianza indiretta, cioè fatta fare ad altri. L’avvocato inglese David Mills è stato condannato in modo definitivo proprio per questo motivo, e la sentenza dice che ha mentito ai giudici per evitare guai a Berlusconi da cui ha ricevito 600.000 euro come ricompensa. Si può anche ricordare la condanna (8 anni) a Cesare Previti, suo avvocato e sodale, per aver corrotto i protagonisti del processo Mondadori. Insomma, questo comandamento per lui proprio non esiste.
 
9. Non desiderare la donna d'altri.
Come per il sesto comandamento, anche qui non serve sprecare parole. Ricordiamo di sfuggita che svariate “amiche” del premier risultano fidanzate.
 
10. Non desiderare la roba d'altri.
Basterebbe il caso della Mondadori, di cui si è appropriato illegalmente grazie alla corruzione. Se poi consideramo che nella versione del Deuteronomio questo comandamento inizia con “Non desiderare la casa del tuo prossimo”, potremmo per esempio ricordare la vicenda di Villa San Martino, acquistata nel 1973 dall’ereditiera minorenne Annamaria Casati Stampa per un prezzo irrisorio rispetto all’effettivo valore. E chi trattò l’affare per conto della contessina Casati? Un certo Cesare Previti…
 
Un bilancio.
Chi infrange un comandamento, dicono i cattolici, commette peccato mortale. Il capo del governo più clericale della storia repubblicana infrange allegramente almeno sette comandamenti su dieci. Che la gerarchia ecclesiastica faccia orecchie da mercante alle proteste dello Spirito quando si tratta di proteggere interessi concreti non è una novità, e anzi è una costante nella storia della Chiesa. E poi, non dice il Vangelo che “Il giusto pecca 77 volte 7”? In effetti lo dice, ma nel senso che la debolezza umana di fronte al peccato non deve far cessare gli sforzi per redimersi. Vuole redimersi Berlusconi? Come dice sempre Marzullo, i cattolici si facciano la domanda e si diano una risposta.

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