Il “malato” di Palazzo Chigi
e l’ipocrisia dei potenti
Quando la moglie definì così Berlusconi nessuno poteva percepire, perché molti fatti non erano noti, che non lo aveva detto spinta dal rancore, ma perché lo pensava davvero, sulla base di comportamenti la cui impronta, visto il ruolo del personaggio, condiziona pesantemente la politica italiana. Ma anche gli altri potenti del mondo stanno dando una pessima prova di fronte alla crisi
(pubblicato su Eguaglianza & Libertà il 12 luglio 2011)
“Mio marito è malato”, disse Veronica Lario, e all’epoca nessuno poteva percepire che la ex moglie del premier non lo aveva detto spinta dal rancore, ma perché lo pensava davvero. Niente ancora si sapeva, infatti, del bunga bunga, dove l’aspetto più preoccupante non è tanto la seconda parte della serata, quella delle “orgettine”, ma la prima. La “cena elegante” durante la quale un presidente del Consiglio ultrasettantenne illustra a una trentina di ragazze, la più “vecchia” delle quali non raggiunge i trent’anni e le più giovani sono sotto i venti, i suoi successi di leader mondiale, con tanto di proiezione di filmini dei vertici internazionali. Provocando sicuramente un acuto interesse nel suo pubblico di aspiranti veline e di prostitute sudamericane o dell’Est. Continua poi ad affermare “Non ho mai pagato per una donna”, nonostante i riscontri del contrario ormai acquisiti a centinaia dalla magistratura. E anche qui, il problema non è tanto la sua caratteristica ormai acclarata di mentitore compulsivo, ma il fatto che, appena uscita dalle sue labbra, la menzogna si trasforma nella sua mente in verità: Berlusconi, con ogni evidenza, crede a quello che dice e una delle poche volte in cui non mente è quando afferma di sentirsi perseguitato.
Le caratteristiche della persona non avrebbero poi una grande importanza se questa persona non fosse anche presidente del Consiglio, padrone della maggioranza parlamentare e proprietario o controllore di quasi tutta l’emittenza televisiva e di una quota rilevante di altri media. Ricoprendo questi ruoli egli determina la politica del paese, cosa che in momenti critici come quello che stiamo vivendo può provocare una vera catastrofe economica e sociale.
In una fase di pronunciata instabilità dei mercati, con milioni di miliardi di liquidità in circolazione a causa dell’incessante creazione di moneta negli ultimi tre anni per tamponare il crack mondiale, liquidità pronta dunque a tutte le scorrerie visto che nei principali paesi del globo i tassi ufficiali sono negativi dal 2008 e quindi è praticamente gratis, vedendo sfuggirgli il consenso inopinatamente attribuitogli alle ultime elezioni politiche, Berlusconi non ha trovato di meglio che annunciare una riduzione delle tasse, arrivando a scontrarsi duramente con il ministro dell’Economia. I mercati non aspettano altro che un’occasione per lanciarsi all’attacco: e quale migliore occasione di un paese con un debito pubblico al 120% del Pil dove il governo litiga sulla gestione dei conti pubblici, e con un leader che mostra di voler restare al potere anche a costo di far sprofondare il paese? Berlusconi deve essersi meravigliato della reazione dei mercati: ha detto tante volte che l’Italia sta meglio degli altri, e avendolo detto probabilmente se n’è convinto. Deve essersi meravigliato, visto che finora in Italia la maggioranza degli elettori gli ha creduto, che non ci abbiano invece creduto gli speculatori. Ma, come ha scritto Il Giornale (o Libero? Si fa difficoltà a distinguerli), “affondano l’Italia per cacciare Silvio”: il solito complotto comunista, insomma.
Se in Italia siamo ormai più nel campo della psichiatria che della politica, non c’è da confortarsi molto guardando all’estero, ai leader degli altri paesi e ai capi di quelle istituzioni internazionali autoproclamatesi guardiani del buon governo. Angela Merkel avrà pure telefonato a Berlusconi per frenare le sue dissennatezze, ma avendo già dato prova della sua statura politica internazionale come maggiore responsabile di aver fatto trasformare una crisi insignificante come quella della Grecia in una tempesta che sta scuotendo tutta la zona euro. I banchieri di Basilea pontificano sui requisiti di capitalizzazione delle banche ma non prendono alcuni ovvi provvedimenti che potrebbero frenare la follia finanziaria che tanti disastri ha provocato e ne minaccia di peggiori. Lo stesso fanno i capi di Stato, che nelle inutili riunioni del G20 non hanno ancora varato, a ormai tre anni dall’esplosione della crisi, nessuna misura risolutiva. Intanto gli Stati Uniti rischiano il default perché i Repubblicani non vogliono eliminare i tagli di tasse concessi ai ricchi.
Tutti però si producono continuamente in preoccupate dichiarazioni sulla situazione, che “è grave” e “richiede sacrifici”. Di chi? La risposta è nei provvedimenti delle manovre economiche varate per tamponare i bilanci pubblici dissanguati dai salvataggi di chi ha generato la crisi e continua ad alimentarla. Risparmiateci almeno l’ipocrisia.