La paura non viene dal rating
Nella prima seduta dopo il declassamento del rating sul debito Usa Wall Street scende a precipizio. Colpa di Standard & Poor’s? No, perché nel frattempo i prezzi del titoli del Tesoro americano sono in rally. Sono i timori che l’economia torni in recessione a far crollare la Borsa
(pubblicato su Repubblica.it l’8 agosto 2011)
A un paio d’ore dalla chiusura di Wall Street l’indice Dow Jones perde il 4,73%, ma peggio ancora fa l’S&P500, più rappresentativo perché – come dice la sigla – composto da 500 società quotate, che scende di oltre il 6%. Se non siamo al “panic selling”, vendite da panico, ci manca poco.
Un disastro targato Standard & Poor’s, che ha ridotto il rating sul debito Usa? Niente affatto. C’è un preciso segnale che gli investitori o se ne infischiano di quello che pensa l’agenzia di rating, o l’avevano già dato per scontato. Mentre infatti le azioni scendono a capofitto, i prezzi del titoli del Tesoro Usa sono in rally, e segnano il massimo dall’ottobre scorso. I rendimenti di conseguenza sono ancora scesi e il decennale offre circa il 2,3%, mentre il bond a due anni è crollato allo 0,23%, addirittura sotto il massimo del range a cui la Fed finanzia il sistema, che come si ricorderà è tra zero e 0,25%.
A cosa è dovuto dunque il crollo di Wall Street? Non è difficile trovare una risposta: all’economia che non si riprende, anzi, mostra segni preoccupanti di rallentamento, e stavolta non può certo ricevere stimoli dal bilancio pubblico, dove al contrario sono in corso tagli. Considerando poi che fino a pochi giorni fa gli indici erano ancora vicini ai massimi dal 2008, è facile concludere che molti investitori hanno guadagni da realizzare e si sono convinti che è qrrivato il momento di farlo, prima che sia troppo tardi.
La grande paura adesso è che gli States cadano nella tanto temuta “double dip”, cioè di nuovo in recessione: e per giunta senza più munizioni per contrastarla. E con la disoccupazione già oggi oltre il 9%, non ci sarà di sicura da stare allegri.