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 Lavoro Riduci

Pomigliano sale sul treno
 
Nella bozza del decreto sulle liberalizzazioni si elimina l'obbligo per le imprese ferroviarie di osservare i contratti nazionali. Era stata promossa dal sottosegretario Catricalà, quando era presidente dell’Antitrust, per favorire l’ingresso sul mercato di Ntv, la società di Montezemolo, Della Valle, Sncf, Banca Intesa. Anche se Ntv ha già firmato un contratto viene ora riproposta quella norma che potrebbe avere effetti disastrosi per i lavoratori
 
(pubblicato su Repubblica.it il 19 gen 2012)
 
La mina delle deroghe all’articolo 18 è stata disinnescata, ma nella bozza di decreto sulle liberalizzazioni ce n’è almeno un’altra seminata dalla mano del sottosegretario Antonio Catricalà, e riguarda le ferrovie. Tra i vari provvedimenti ce n’è uno che elimina l'obbligo, per le imprese ferroviarie e per le associazioni internazionali di imprese ferroviarie che operano in Italia, di osservare i contratti collettivi nazionali di settore, anche con riferimento – salvo rispetto delle leggi vigenti – alle prescrizioni in materia di condizioni di lavoro del personale.
 
E’ una norma che in origine era nata su misura per un caso concreto, quello della Ntv, la società ferroviaria di Luca Montezemolo, Diego Della Valle, i francesi di Sncf e Banca Intesa, che si appresta ad entrare in azione in diretta concorrenza con le Ferrovie dello Stato. Già durante il suo precedente incarico di presidente dell’Antitrust Catricalà aveva fatto pressione per far varare questa misura, ma era stato stoppato soprattutto dalla dura reazione di Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie, oltre che dei sindacati.
 
La norma ricorda una vicenda analoga che si è svolta in Germania, nell’ambito dei servizi postali. In quel caso il governo è intervenuto per bloccare un’iniziativa che avrebbe basato la concorrenza alla Deutsche Bundespost sulle peggiori condizioni contrattuali offerte dai competitori.
 
Questi precedenti evidentemente non sono stati sufficienti a convincere Catricalà, visto che nella bozza del decreto italiano riappare pari pari lo stesso concetto. Che creerebbe, però, un precedente molto pericoloso, che potrebbe portare alla vanificazione dei contratti nazionali. Si tratta in effetti di un nuovo “caso Pomigliano”: si era detto che sarebbe rimasto unico per quella situazione specifica, e si è visto poi com’è andata a finire.
 
In questo caso i diritti dei lavoratori rischiano di restare vittime del braccio di ferro tra Ferrovie e Ntv. Per bloccare il possibile “dumping sociale” le Ferrovie erano riuscite a far inserire nella manovra di Ferragosto, proprio nel famoso articolo 8, un emendamento che prevedeva l’obbligo per le imprese ferroviarie di applicare uno dei contratti nazionali in vigore.
 
Nel frattempo, però, c’è stato l’accordo del 28 giugno Confindustria-sindacati (tutti, anche la Cgil), in cui si prevede la possibilità di contrattare deroghe alla disciplina nazionale – ma in ambiti precisati, orario e organizzazione del lavoro – o per le imprese in crisi o per quelle che fanno nuovi investimenti. E proprio applicando questo accordo in luglio Ntv – che rientra in quest’ultima categoria – ha firmato con i sindacati un contratto che, pur richiamandosi a quello nazionale del trasporto ferroviario, prevede appunto delle deroghe, che però sono state contrattate con i sindacati.
 
Quindi in realtà la soluzione già c’è, e non c’è alcun bisogno di una norma come quella scritta nell’attuale bozza che sarebbe come il buco che ben presto fa crollare la diga. Come per la vicenda dell’articolo 18, il governo mette sul piatto un inutile motivo di scontro. Scontata la contrarietà della Cgil, neanche la Cisl ( per bocca del coordinatore dell’area contrattuale dei trasporto ferroviari, Gaetano Riccio) si dice d’accordo sull’attuale formulazione. E’ dunque probabile che, anche in questo caso, quella manina Catricalà dovrà tirarla indietro.

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