Competitività,
le tasse fanno male?
Certo, se se ne pagano più degli altri bene non fanno. Ma da una classifica Ocse sulla tassazione delle imprese in rapporto al Pil non emerge una relazione chiara. Evidentemente altri fattori contano anche di più
(7 mar 2012)
La pressione fiscale in Italia è arrivata ormai ai vertici mondiali. Il calcolo si fa sommando tasse e contributi e rapportandoli al Pil, ma in quest’ultimo è compreso il sommerso, che – ovviamente – le tasse non le paga. E siccome da noi il sommerso è tra i più alti dei paesi avanzati, la pressione fiscale su chi le tasse le paga è persino superiore la quella dei paesi scandinavi. La Confindustria calcolava il 56%, ma l’anno scorso, quindi ormai saremo almeno al 57, contro il 43,3% del dato ufficiale.
Per di più il sistema fiscale è fortemente sbilanciato e grava di più – come continuano da tempo a ripetere le forze sociali – sul lavoro e sulla produzione, il che certo non fa bene alla nostra competitività.
Fatta questa premessa è comunque interessante questa classifica dell’Ocse sulla tassazione delle imprese non in termini assoluti, ma rispetto al Pil. Per trarne delle indicazioni non affrettate sarebbe necessaria un’analisi più approfondita: per esempio, andrebbe tarata rispetto al contributo al Pil delle imprese, che presenta differenze anche notevoli tra un paese e l’altro. Poi bisognerebbe anche qui tener conto del sommerso nei vari paesi, e anche la dimensione media delle imprese ha un’influenza. Il primo fattore dovrebbe alleviare il peso relativo delle imposte in Italia (nel confronto con gli altri comparabili), mentre gli altri due lo aggraverebbero.
Ciò detto, risultiamo al di sopra della media Ocse, ottavi su 31 paesi, ma gli scarti, a parte la Norvegia e in minor misura l’Australia, non sono elevatissimi. Il fatto curioso è che non sembra esserci una grande relazione con la competitività internazionale dei vari paesi. I due più forti esportatori mondiali, Giappone e Germania (la Cina come si vede non è compresa nella lista), sono il primo nella parte alta della classifica, un posto sopra di noi, la seconda nella parte bassa. Meno tasse di tutti pagano le imprese Usa, paese che da anni ha un gigantesco deficit commerciale, mentre una “tigre” come la Corea è al di sopra del Giappone.
Cosa concludere? Pur con tutte le precauzioni che abbiamo richiamato, sembra di poter dire che il livello delle tasse sulle imprese è certo importante per la competitività, ma evidentemente ci sono altri fattori che contano anche di più. Quando si parla di politica industriale è di questi problemi che bisognerebbe occuparsi.