Monti ha credito?
Lo usi o non serve
Il presidente del Consiglio è un uomo la cui opinione è ascoltata nella ristretta cerchia delle persone che contano nel mondo. E’ giunto il momento che usi la sua influenza per convincere la Germania a recedere da una politica che sta portando l’Europa al disastro: non si può perdere altro tempo. Se non ci riuscirà vuol dire che è la persona sbagliata
(pubblicato su Eguaglianza & Libertà il 7 giugno 2012)
Il principale motivo che ha spinto i partiti italiani ad accettare ed appoggiare il governo Monti è stato quello di recuperare credibilità nei confronti dei partner europei e soprattutto dei mercati. Quando un presidente del Consiglio arriva ad essere deriso in una occasione formale, come è accaduto nella famosa conferenza stampa congiunta Merkel-Sarkozy, può anche varare manovre a ripetizione, ma non otterrà alcun risultato.
Mario Monti è un economista conosciuto in tutti i più importanti circoli internazionali, dalla Trilateral al Gruppo Bilderberg, dalla Goldman Sachs a Moody’s. Come Commissario europeo alla concorrenza si è costruito una fama di persona decisa che non teme di scontrarsi con giganti economici come Microsoft e Coca Cola, e si è guadagnato la stima dei tecnocrati e anche dei leader auropei, e segnatamente di Angela Merkel, che a quanto si dice ha infatti avuto un ruolo nella sua designazione. Monti fa dunque parte di quel ristretto gruppo di persone la cui opinione conta nel mondo, e conta soprattutto in quell’ambiente che Edward Luttwak ha definito “turbo-capitalismo”.
L’aver affidato il timone a Monti è sembrata in un primo momento la mossa giusta. L’ormai mitico spread tra i Btp e i Bund tedeschi, divenuto ormai la misura di tutte le cose, nella prima fase del suo governo (anche grazie, non dimentichiamolo, alle mosse della Bce) si è ridotto nettamente, arrivando a dimezzarsi e scendendo sotto il livello di quello spagnolo che il governo Berlusconi era inopinatamente riuscito a farci superare. Da qualche tempo, però, ha ripreso a crescere, e pur senza più raggiungere i livelli toccati in precedenza si muove però su livelli preoccupanti.
Monti ha perso il tocco magico? Certo, il governo dei tecnici si sta mostrando piuttosto al di sotto delle aspettative, ma il problema purtroppo non è questo. Il problema è quello che viene denunciato in maniera ormai corale non più solo da qualche economista progressista, ma persino dall’Ocse e dall’Fmi, che è tutto dire, mentre il pressing degli americani, Obama in testa, si è fatto così insistente da superare i limiti della diplomazia. Il problema è che il paese che ha assunto la leadership solitaria dell’Europa, la Germania, sta imponendo una politica sbagliata e rovinosa, e si oppone a tutta una serie di provvedimenti che potrebbero contrastare la crisi in maniera più efficace. Il motivo è duplice: in parte si tratta di convinzione ideologica mescolata al furore etico della colpa e dell’espiazione da infliggere ai “paesi spreconi”; in parte è una situazione in cui i tedeschi hanno tutto da guadagnare, vistoil loro surplus commerciale e l’afflusso di capitali che permette loro di finanziarsi a tassi inferiori all’inflazione. Certo, stanno segando il ramo su cui sono seduti: dall’introduzione dell’euro, le esportazioni tedesche sono aumentate solo all’interno dell’area, mentre quelle verso il resto del mondo sono rimaste ferme e in qualche caso diminuite. Il crollo delle importazioni dei partner europei, già in atto in vari paesi tra cui il nostro a causa della recessione, farà male anche a loro. Ma a Frau Merkel, probabilmente, interessa arrivare alle elezioni del prossimo anno potendo dire che ha impedito che i tedeschi pagassero per l’incapacità altrui. Poi si vedrà.
Ma quel “poi” è sicuramente troppo tardi. Ci hanno infinite volte ripetuto che “i mercati non aspettano”: ebbene, non è che questo sia valido solo quando c’è da peggiorare le condizioni dei lavoratori. La crescita europea, secondo l’ultimo dato, è zero; i paesi mediterranei (ma anche la “virtuosa” Irlanda e la spocchiosa Gran Bretagna) sono in pesante recessione, da cui ancora si salva per un pelo la Francia, ma probabilmente non per molto. Sta rallentando anche il resto del mondo, dagli Usa alla Cina, dall’India al Brasile. Le previsioni secondo cui nel 2013 si vedrà la ripresa diventano sempre più dubbie, e nel recente passato abbiamo vissuto una fase in cui peggioravano trimestre dopo trimestre. E in questo scenario, dovremmo aspettare la campagna elettorale di Frau Merkel?
E qui Torniamo a Monti. Se è vero – com’è vero – che ha tutto questo credito, questo è il momento di spenderlo senza risparmiare. Non è neanche da solo a combattere. Accanto – o forse davanti – si trova Francois Hollande, che rappresenta un paese che per la Germania, anche per ragioni storiche, conta più dell’Italia, un paese con cui è difficile che la Germania possa andare a una rottura. Ora poi è sceso in campo anche Obama, e con una certa ruvidezza. Il 22 giugno, quando Angela Merkel verrà a Roma, lui e Hollande le ricordino che lei è una tedesca dell’est, e che la Germania ci ha messo più di 10 anni e di 2 miliardi di euro (al confronto, quelli dati finora alla Grecia sono spiccioli) per riportare l’est, e non ancora del tutto, a un livello comparabile con il resto del paese. Le ricordi che Helmut Kohl cambiò il marco dell’est 1 a 1, facendo infuriare la Bundesbank il cui presidente subito dopo si dimise. Ma Kohl era uno statista e aveva una visione politica, mentre Karl Otto Pohl ragionava solo da tecnico. Kohl non ha detto ai tedeschi dell’est “adesso riducete i voltri salari della metà, poi vi aiuteremo”, come Merkel e i suoi sodali stanno facendo con i paesi in difficoltà. Le ricordi, Monti, che i greci, i portoghesi, gli spagnoli, sono europei, proprio come i tedeschi dell’est. O siamo ormai ridotti a considerare l’Europa solo come un grande mercato? La convinca, soprattutto, che sta trascinando tutti verso un disastro, che al minimo sarà una lunghissima depressione, ma che potrebbe avere anche conseguenze imprevedibili e drammatiche.
Ma Monti non ha bisogno dei nostri suggerimenti, sa benissimo come comportarsi. Se non lo fa, ci farà pensare che, piuttosto che essere il presidente del Consiglio italiano, è un plenipotenziario dei tedeschi, o del Gruppo Bilderberg, o del turbo-capitalismo. Oppure che tutto quel credito era mal riposto.