Guarda i muscoli del capitano
Appena Mario Draghi ha dichiarato con decisione che la Bce è pronta “a fare tutto quello che serve” i mercati hanno invertito la rotta, con una forte discesa dello spread e il decollo delle Borse. A dimostrazione che non serve sparare se è credibile che lo faresti: ed è credibile perché sul fronte dei “falchi” la Germania è ormai rimasta sola. Resta però l’incognita della Corte Costituzionale tedesca
(pubblicato su Repubblica.it il 26 luglio 2012)
“Guarda i muscoli del capitano”, dice una vecchia canzone di Francesco De Gregori. Il “capitano” della Bce, Mario Draghi, ha mostrato i muscoli, e i mercati si sono spaventati. Lo spread Btp-Bund è sceso rapidamente dal massimo a 537 di ieri sotto i 480 punti, mentre i listini azionari decollavano.
"Siamo pronti a fare tutto quello che serve per l'euro. E, credetemi, sarà sufficiente. L'Eurozona ha il potere per sconfiggere la speculazione sui mercati", ha detto Draghi intervenendo alla Global Investment Conference di Londra. La soluzione del problema degli spread "rientra nel mandato della Bce, nella misura in cui il livello di questi premi di rischio impedisce la giusta trasmissione delle decisioni di politica monetaria". Infine, "non è possibile immaginare la possibilità che un paese esca dall'Eurozona".
Parole così nette e decise dalla Bce non erano ancora venute. E appena sono state pronunciate si è prodotta una brusca inversione di rotta nei mercati, a dimostrazione del fatto che non serve sparare effettivamente i colpi quando si impugna un’arma carica e si afferma in modo credibile di essere pronti ad usarla.
Ma perché è credibile che la Bce stavolta è pronta ad usarla davvero? Perché lo schieramento dei “falchi”, cioè i governi che finora si sono opposti a questo tipo di intervento, si è ormai ridotto a due soli membri: i tedeschi e i finlandesi. E’ stata forse determinante la dichiarazione rilasciata ieri sera dal governatore della Banca centrale austriaca, Ewald Nowotny, che si è detto favorevole al rilascio della licenza bancaria all’Esm, il Fondo salva-Stati che sostituirà l’attuale Efsf. Analogamente si era espresso nei giorni scorsi il governatore olandese, altro (ex) falco. Riporta Il Sole24Ore che già dopo l’uscita di Nowotny tre fra i più importanti Hedge fund americani hanno chiuso le posizioni al ribasso sull’euro e i titoli bancari dell’Eurozona. Il discorso di oggi di Draghi ha fatto il resto.
Concedere la licenza bancaria all’Esm significa che il Fondo potrà accedere ai finanziamenti della Bce, e quindi avere risorse potenzialmente illimitate per contrastare la speculazione, e ora Draghi ha fatto capire che la Banca centrale è pronta a fornirle. In realtà quella licenza non sarebbe nemmeno necessaria, visto che lo statuto della Bce già le consente di finanziare “altri operatori del mercato” oltre le banche. E dunque quella mossa ha un significato più politico che tecnico: chi si schiera a favore della licenza all’Esm si dichiara in pratica favorevole alla discesa in campo della Bce, ma salvando le apparenze.
Resta la posizione intransigente della Bundesbank (tralasciando i finlandesi, che contano come il due di coppe). Ma se Draghi si è così sbilanciato i casi sono due: o ha avuto un via libera anche da Weidmann, sia pure obtorto collo, oppure ha ritenuto che in una situazione così drammatica fosse necessario forzare la situazione.
E’ il momento dunque di tirare un respiro di sollievo? Non ancora, purtroppo. Resta ancora in sospeso, rimandata incredibilmente a settembre, la decisione della Corte Costituzionale tedesca sul’Esm: se dovesse bocciarlo il Fondo salva-Stati non potrebbe essere approvato dal Parlamento di Berlino e quindi non entrerebbe in funzione. Certo, la Bce potrebbe agire in conto proprio senza bisogno del “paravento” Esm: anche questo potrebbe significare la frase di Draghi sul fatto che la soluzione del problema degli spread "rientra nel mandato della Bce, nella misura in cui il livello di questi premi di rischio impedisce la giusta trasmissione delle decisioni di politica monetaria”. Ma è difficile immaginare che si consumi una tale frattura con la Germania.
Ci troviamo così in una situazione che ha dell’incredibile. La sopravvivenza o meno dell’Unione europea (che difficilmente reggerebbe se si consumasse la rottura della moneta unica) non dipende dalle decisione dei capi di Stato e di governo, nemmeno da un qualche altro organismo comunitario e nemmeno da un organismo democraticamente eletto: è appesa alla decisione di un pugno di magistrati tedeschi. Tra i tanti problemi non risolti dell’Unione questo non sembra secondario: sarebbe il caso di aggiungerlo agli ordini del giorno urgenti.