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 Politica Riduci

L'impossibile imbroglio

di Silvio il ballista

"Le regole europee sul Pil non tengono conto che in Italia c'è l'economia sommersa, quindi il vero rapporto debito/Pil è sotto il 100%". Berlusconi l'ha ripetuto più volte, ma è una castroneria: è dal 1987 che l'Istat, con un metodo adottato poi anche all'estero, comprende nel calcolo una stima del settore irregolare
(pubbl. su Repubblica.it il 10 gen 2013)
Sparare uno sfondone sul Pil nello stesso momento in cui ci si propone come futuro ministro dell'Economia è un inizio niente male. Ma per Silvio Berlusconi, si sa, la realtà conta poco, l'importante è andare a caccia di voti a qualunque costo, anche quello di fare la figura dell'incompetente da chi conosce il problema.
Uno degli ultimi cavalli di battaglia del presidente del Pdl è che il Pil italiano sarebbe sottovalutato perché al valore ufficiale andrebbe sommato quello dell'economia sommersa. Lo aveva già detto nei giorni scorsi, ma l'ha ripetuto ieri a Porta a porta, imbastendoci sopra un discorso sul fatto che questo comporterebbe una drastica riduzione del rapporto debito/Pil e dunque le manovre di rientro che l'Italia sarà obbligata a fare dall'accordo Ue sul fiscal compact non sarebbero di una cinquantina di miliardi l'anno, ma di meno di una decina. Solo che i "cattivi" leader europei non vogliono riconoscere questa situazione per tenere il nostro paese sotto scacco.
Questa affermazione poggia su un errore clamoroso, e stupisce che i suoi consiglieri economici non glielo abbiano ancora fatto notare. Il Pil calcolato dall'Istat tiene già conto dell'economia sommersa, da oltre 25 anni. E' infatti dal 1987 che questo contributo viene calcolato. All'epoca, provocò il famoso "sorpasso" sull'Inghilterra, scatenando una serie di polemiche: l'Economist parlò di "artificio statistico". In realtà era tutt'altro che un artificio, tanto è vero che la metodologia elaborata dall'Istat, basata su una complessa serie di indicatori indiretti, fu poi adottata anche dagli altri paesi.
Dal calcolo del sommerso resta fuori solo l'economia criminale, quella generata per esempio dal traffico di droga o dalla prostituzione. Nei pochi paesi che la calcolano (come il Regno Unito e quelli baltici) risulta comunque intorno all'1% del Pil. In Italia, secondo un recente studio, sarebbe molto più elevata, addirittura intorno al 10%. Ma anche se fosse, risulterebbe un po' difficile far pagare le tasse su queste attività a Mafia e 'Ndrangheta, visto che da noi non si riesce a farle pagare nemmeno agli evasori non criminali. E dunque non ha senso tenerne conto ai fini della politica economica.
Resta il fatto inqualificabile che Berlusconi continui a proporre le sue ricette basate su un errore da dilettanti non solo in Italia, ma anche in Europa ("Ne ho parlato con il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy", ha detto ieri in tv). Con quali conseguenze per la credibilità dell'Italia è facile immaginare.

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