Se fossimo europei nell'evasione
I dati Ocse ci collocano ai vertici di questa poco onorevole classifica. Se le tasse non pagate scendessero alla media fatta su cinque paesi (Germania, Francia, Regno Unito, Danimarca e Olanda) incasseremmo 80 miliardi in più e oltre a rispettare gli accordi imposti dall'Europa potremmo rilanciare l'economia
(pubblicato su Repubblica.it il 24 apr 13)
Il recupero dell'evasione fiscale, che in Italia come tutti sanno è enorme, sembra essere la chimera a cui nessun governo si è mai sottratto di far finta di credere, specie quando c'era da far tornare qualche somma nei conti pubblici. Ma a quale cifra sarebbe realistico puntare?
Il servizio infografico dell'Ansa ha diffuso una tabella, ricavata dai dati Ocse, con il valore e la percentuale sulle entrate dell'evasione fiscale nei paesi europei. Non è una sorpresa constatare ancora una volta che l'Italia risulta nelle prime posizioni di questa classifica, con un'evasione del 27% superata solo, di poco, da Polonia (27,2), Grecia (27,5) e Cipro (28). Su fronte opposto c'è il Regno Unito, con appena il 12,5%. Qualcuno potrebbe obiettare che lì la pressione fiscale è più bassa ed è questo che incoraggia la virtù. Ma l'obiezione non regge perché paesi con pressione fiscale altissima come Francia, Svezia e Danimarca riescono a contenere l'evasione a un livello che è la metà del nostro o poco più.
La nostra evasione ammonta a 180 miliardi e passa. Quanto recupereremmo se riuscissimo ad imitare il Regno Unito? Il risulato è di ben 97 miliardi. Ma non confrontiamoci con il paese più virtuoso. Facciamo una media del tasso di evasione di Germania, Francia, Regno Unito, Danimarca e Olanda. Il risultato sarebbe 14,88, ma arrotondiamo al 15. Ebbene, se riuscissimo a contenere al 15% il tasso di evasione nelle casse dello Stato entrerebbero ben 80 miliardi: molto di più di quanto dovremmo trovare nei prossimi anni, ogni anno, per ridurre il debito al ritmo che ci è imposto dagli accordi europei che abbiamo sottoscritto, somma che ammonta a 40-45 miliardi.
Naturalmente, togliere altri 80 miliardi dall'economia migliorerebbe il tasso di legalità (e, cosa spesso trascurata, anche la concorrenza, che è sleale da parte di chi froda il fisco rispetto a chi rispetta le norme, e quindi l'efficienza generale del sistema-Italia). Ma indubbiamente avrebbe anche effetti recessivi. Bisognerebbe vedere però che cosa ci si farebbe con quei soldi. Perché se venissero usati, almeno in buona parte, per rilanciare la domanda interna attraverso investimenti pubblici si avrebbe un effetto espansivo che, se ben bilanciato, annullerebbe quello negativo,
Ma non si dovrebbero usare invece per ridurre le tasse, oggi esageratamente alte, a chi già le paga? Certamente sì. Ma mettiamo che in casa nostra scoppi un incendio: ci preoccuperemmo del fatto che la nostra bolletta dell'acqua è già troppo alta? Difficile che succeda: prima affronteremmo il danno maggiore, che è sicuramente la casa che brucia. Ebbene, l'Italia sta già bruciando da un pezzo e se n'è già consumata una parte. E dunque, prima bisogna spegnere l'incendio, altrimenti la nostra bolletta dell'acqua sarebbe meno cara, ma tra le macerie.
Inutile comunque, affrontare ora questo discorso. Prima quei soldi bisogna averli. Impossibile? Ma perché in Italia deve sembrare un sogno quello che altrove è nient'altro che normalità?