La Bce e il bazooka scarico
Chi si aspettava provvedimenti della banca centrale per favorire il credito alla piccole e medie imprese è rimasto deluso. Ma non tutti concordano sull'efficacia delle due soluzioni di cui si era parlato, e soprattutto è contraria la Bundesbank. E in ogni caso, come si diceva in politica, "il problema è a monte"
(pubblicato su Affari & Finanza il 10 giu 2013)
"La Bce rinuncia ad usare il bazooka per stimolare il credito", ha titolato il Financial Times. Ossia, il problema del credit crunch, specie per le piccole e medie imprese dei paesi del Sud Europa, è riconosciuto anche dalla banca centrale, ma al momento non ci sono provvedimenti specifici in materia.
Le munizioni del bazooka sarebbero essenzialmente due: un rilancio del mercato delle asset-backed securities e la decisione di rendere negativi i tassi sui depositi detenuti dalla banche presso l'eurosistema (cioè le banche centrali dei paesi membri).
Le asset-backed securities sono obbligazioni garantite da una qualche attività, tra le quali, per esempio i crediti che le banche hanno verso le imprese o - in particolare per il caso italiano – anche quelli delle imprese verso la pubblica amministrazione. Ricorrere a questo strumento può permettere di alleviare i problemi di una situazione di scarsa liquidità. Ma ci sono due aspetti rilevanti. Il primo è l'haircut che sarebbe applicato, cioè l'entità del prestito rispetto al valore teorico dell'attività data in garanzia. Si parla di un 50%, che è un "taglio" decisamente elevato. Il secondo è più "politico" e ha a che fare, manco a dirlo, con i timori della Bundesbank, che sospetta che la Bce finirebbe per riempirsi di questi strumenti che considera rischiosi. E comunque l'organizzazione di questo mercato richiede i suoi tempi, che non sarebbero brevi e quindi non servirebbe nell'immediato.
Il secondo tipo di munizioni è passare a tassi negativi sulla liquidità detenuta dalle banche presso l'eurosistema, in modo da spingerle ad impiegare altrimenti quei soldi. Draghi ha detto che la Bce è "tecnicamente pronta" ad attuare questa misura, ma non ha detto che sarà effettivamente attuata. Le opinioni sulla sua utilità sono discordi, e prevalgono quelle negative. Intanto, spiegano i tecnici, non è detto che quella liquidità sia effettivamente inoperosa: se una banca presta a un'impresa e quest'ultima utilizza la somma, l'importo finirà alla banca della controparte dell'impresa che ha anch'essa un deposito presso la banca centrale. I soldi hanno girato dalla prima banca all'impresa alla sua controparte e alla seconda banca, ma l'importo depositato alla banca centrale alla fine non cambia. In secondo luogo molti richiamano una delle poche esperienze realizzate in materia, quella della Danimarca: l'effetto principale rilevato è stato un aumento dei costi per le banche, ma poco o nulla sull'economia reale. Ancora: di fronte a un aumento del costo le banche potrebbero ridurre sì la liquidità, ma per usarla in impieghi a basso rischio, come l'acquisto di titoli pubblici.
Infine, anche qui c'è un problema "politico". La maggior parte dei soldi depositati presso l'eurosistema appartiene alle banche dei paesi del nord (più la Francia), mentre sono modesti gli importi delle banche di paesi come Italia e Spagna che sono quelli dove più si pone il problema dei prestiti alle imprese. E dunque i tassi negativi sarebbero visti come una sorta di tassa sulle banche del nord per spingerle a riprendere a prestare a quelle del sud. Non c'è bisogno di sottolineare quando questa prospettiva sarebbe gradita.
Entrambe le misure, dunque, finiscono per essere avversate dalla capofila dei "falchi", la Bundesbank, che già tiene sotto tiro la politica della Bce con un ricorso alla Corte Costituzionale tedesca dai toni durissimi in cui si accusa l'istituzione di Francoforte di essere andata oltre il suo mandato. La discussione ci sarà a giorni, e certo anche questo ha spinto Draghi alla prudenza.
C'è infine un'ultima considerazione, che non è certo la meno importante. Molti banchieri, specie in Italia, contestano che si possa parlare di credit crunch. I prestiti, dicono, sono fortemente diminuiti, è vero, ma non per una scarsità di offerta: a mancare è la domanda delle imprese - soprattutto quelle solvibili - strangolate dalla congiuntura negativa. Probabilmente hanno però ragione anche quelli che criticano la manica stretta delle banche, di cui è senz'altro cresciuta - insieme alle sofferenze - l'avversione al rischio. Ma anche nella difesa dei banchieri c'è molto di vero. Si torna dunque al problema dei problemi: se continua la politica di austerità, anche i bazooka sparano a salve.