Banche, a quando il "price cap"?
Il governatore Mario Draghi fa un altro piccolo passo avanti nella difesa del consumatore: introdotti un "indice sintetico di costo" e il "conto corrente semplice", con le funzioni di base a costo fisso. Ma servirebbe anche un controllo sulle tariffe bancarie, come avviene nei paesi avanzati per i servizi di pubblica utilità
(pubblicato su Repubblica.it il 12 sett 2009)
Il governatore Mario Draghi fa un altro piccolo passo avanti nella difesa del consumatore dallo strapotere delle banche. Le "Norme sulla correttezza delle relazioni fra intermediari e clienti" costituiscono un altro cauto progresso, anche se ancora resta parecchio da fare. Oltre alla chiarezza nell'esposizione delle condizioni, perseguita anche con le indicazioni sull'apetto tipografico dei documenti, due disposizioni sono particolarmente interessanti e meritano qualche chiosa.
La prima è quella sugli "indicatori sintetici di costo" (Isc), che diventano obbligatori per tutti i principali rapporti che si stabiliscono con la banca (conti correnti destinati ai consumatori, anticipazioni bancarie, aperture di credito per clienti al dettaglio, altri finanziamenti come prestiti personali e prestiti finalizzati). Hanno la stessa funzione del Taeg (Tasso annuo effettivo globale) già in vigore per il credito al consumo, che incorpora in un solo dato, dunque facilmente comprensibile e confrontabile, tutte le spese legate a una data operazione. Per esempio, le offerte di rate "a tasso zero" possono comportare spese anche non indifferenti per l'"istruzione della pratica": in questi casi il Taeg, che è obbligatorio indicare contestualmente, lo rivela subito. Nelle operazioni bancarie sono possibili infinite "scappatoie" di questo genere, e gli Isc dovrebbero farle emergere evitando ai clienti brutte sorprese.
Una norma di questo tipo dovrebbe essere applicata a maggior ragione ai prodotti assicurativi, tradizionalmente i più opachi e costosissimi, specialmente le polizze vita. Purtroppo non dipende da Draghi, ma dall'Isvap; ma forse anche l'Antitrust potrebbe intervenire in proposito. C'è da sperare che queste Authority almeno seguano l'esempio del governatore, visto che finora non hanno preso l'iniziativa. Per i prodotti finanziari, e specialmente per le polizze vita e i Fondi pensione, sarebbe molto utile anche un "Raeg" (Rendimento annuo effettivo globale), che faccia capire quanto (e se) stanno fruttando davvero i soldi investiti, considerando caricamenti, commissioni e spese varie. Ne emergerebbero notevoli sorprese.
La seconda disposizione è quella che nel documento viene definita "Conti correnti semplici". Citiamo: "Il "Conto corrente semplice" è un contratto disegnato sulle esigenze di base dei consumatori e consente di usufruire, verso il pagamento di un canone annuo fisso, di un rapporto di conto corrente che prevede un numero determinato di operazioni di scritturazione contabile e di servizi. Il numero viene stabilito dalla Banca d'Italia sulla base di un accordo tra l'Associazione Bancaria Italiana e la maggioranza delle Associazioni facenti parte del Consiglio Nazionale dei
Consumatori e degli Utenti (CNCU) ed è allegato alle presenti disposizioni".
Questo tipo di conto si avvicina a quanto proposto alcuni anni fa in base a un semplice ragionamento. Il conto corrente è ormai un servizio indispensabile come il telefono, l'elettricità o il gas. Gli operatori che offrono questi ultimi, però, sono sottoposti a un controllo delle tariffe da parte di Authority indipendenti preposte al settore. Non possono fare i prezzi che vogliono, devono concordarli con i loro controllori. E questo non avviene soltanto in Italia, ma anche nei paesi simbolo del liberismo economico come Stati Uniti e Inghilterra. Il meccanismo, di cui esistono diverse modalità di applicazione, si chiama "price cap" ("tetto al prezzo"). In linea di massima, si riconosce ai gestori la facoltà di aumentare i prezzi di una percentuale pari all'inflazione, detraendo però una parte dei guadagni di produttività (secondo il principio che questi vanno divisi tra l'azienda e consumatori). Ciò che interessa, comunque, è che esiste una controparte che ha la facoltà di giudicare se determinati prezzi sono eccessivi e il potere di imporne una riduzione.
Non si vede, dunque, perché un meccanismo analogo non debba essere applicato alle banche. Non a tutte le loro attività, naturalmente. Ma il "Conto corrente semplice" sarebbe un perfetto candidato, per le sue caratteristiche di servizio senza alcun valore aggiunto e i cui costi di gestione sono stati drasticamente abbattuti dall'informatica, mentre le spese per i clienti continuavano a salire. Nelle disposizioni di Bankitalia, invece, si prevede che venga concordato soltanto il numero di operazioni comprese nel forfait, lasciando libere le banche di determinare i prezzi e senza neanche l'obbligo di offrire comunque questo prodotto. La supposizione implicita è che sia la concorrenza ad agire da calmiere: ma l'esperienza di tutti questi anni ha dimostrato che ciò non è accaduto.
Draghi è il primo governatore ad essersi concretamente interessato della difesa dei clienti delle banche, in base al giusto principio che il sistema non progredisce guadagnando sulle posizioni di rendita ingiustificata. Faccia anche questo passo, sarebbe del tutto coerente con la sua impostazione.