Art. 18, se manca
una buona ragione si inventa
Un dato molto citato ma di cui è difficile trovare aggiornamenti è quello sulla mancanza di discontinuità nel numero di imprese a cavallo della soglia dei 15 dipendenti, che testimonia la non influenza della norma. I dati al giugno 2014 confermano questa tesi
(pubblicato su Repubblica.it il 30 ott 2014)
L’articolo 18 sta in una legge del 1970, pensare di applicarlo ora è come avere un i-phone e tentare di metterci il gettone. Una metafora sicuramente efficace, quella di Matteo Renzi, ma non particolarmente azzeccata. Chissà quando è stata fatta la prima legge contro l’omicidio. Anche non conoscendo la data precisa, possiamo ragionevolmente ritenere che sia di un bel po’ precedente al 1970. E allora che facciamo, rottamiamo pure quella? Sarebbe un metodo anche più efficiente che eliminare l’articolo 18. Uno non vuole più un dipendente? Lo ammazza e ha risolto rapidamente il problema.
Il fatto è che quando non ci sono buone ragioni per motivare qualcosa che si è deciso di fare bisogna ingegnarsi ad inventarle. Prendiamo per esempio Renato Brunetta, il capogruppo di Forza Italia alla Camera e mancato premio Nobel per l’economia (ipse dixit) perché ha scelto di dedicarsi alla politica invece che agli studi. In una recente puntata di Ballarò ha affermato: “Sapete perché le imprese in Italia non crescono? Perché c’è l’articolo 18!”.
Questa affermazione è stata infinite volte confutata, ma evidentemente non basta mai. Se l’articolo 18, che scatta quando si superano i 15 dipendenti, fosse davvero un disincentivo alla crescita delle imprese, si dovrebbe assistere a un addensamento del numero di esse sulla soglia dei 15 dipendenti, con un sensibile calo del numero delle imprese con 16 addetti e poi una ripresa, perché se l’azienda è lì lì magari può evitare di assumere quel dipendente in più che fa scattare l’articolo 18, ma se gli affari vanno bene verrà il momento che non potrà evitare di assumere qualcun altro.
L’Istat non ha un dato specifico su questo punto, perché rileva la classe di imprese tra 10 e 20 dipendenti. C’è una stima della Cgia di Mestre, ma per essere più precisi abbiamo chiesto ad InfoCamere i singoli dati relativi alle imprese con addetti tra 10 e 20. Infocamere è la società informatica delle Camere di Commercio che gestisce il Registro delle imprese ed è dotata di una tecnologia all’avanguardia. Il suo lavoro lo fa molto bene, tanto che il progetto di cui si era parlato, di passare al ministero la gestione del Registro, alla fine è tramontato. I suoi dati dunque sono molto attendibili. Ed ecco qui, in un grafico, il risultato della rilevazione.
Ora, chi è capace di vedere una discontinuità in questo grafico si faccia avanti. Certo, le imprese con 16 addetti sono meno di quelle con 15, ma allora c’è un salto maggiore tra 10 e 11, dove non ci sono differenze normative. Il numero delle imprese scende regolarmente man mano che aumenta la dimensione, dai dati non emerge nessun salto.
Sicuramente ci sarà pure qualche impresa che potrebbe assumere una persona in più e non lo fa per non sottostare alle norme dello Statuto dei lavoratori. Ma evidentemente sono tanto poche da essere statisticamente irrilevanti. Se davvero fosse stato in corsa per il Nobel, Brunetta, con una castroneria del genere, se lo sarebbe giocato.