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 Europa Riduci

La Versailles della Grecia
I paesi del Nord Europa, con alla testa una Germania senza pietà né memoria, hanno imposto a Tsipras condizioni simili a quelle di un paese sconfitto in guerra. Difficile prevedere le conseguenze: la sola cosa che appare probabile è che un'Europa di questo genere è destinata alla disgregazione

(pubblicato su Repubblica.it il 13 lug 2015)

Alexis TsiprasI paesi del Nord Europa, con alla testa una Germania trascinata all'intransigenza dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, impongono alla Grecia condizioni, per evitare il crack definitivo, che equivalgono al trattato di resa senza condizioni di un paese sconfitto in una guerra. Questo accade all'interno di una entità politica che ha il nome, che ormai suona grottesco, di "Unione". I greci non solo devono accettare i provvedimenti che sono sulla stessa linea di quelli che hanno ridotto il paese in uno stato miserevole, ma devono farlo subito, nel giro di poche ore; inoltre dovranno conferire beni pubblici per un valore di 50 miliardi, un'enormità per un'economia di quelle proporzioni, in un Fondo sulla cui gestione appare chiaro che non avranno alcuna voce in capitolo e i cui introiti saranno gettati nel pozzo senza fondo di un debito che non riusciranno comunque a ripagare in quel modo. All'umiliazione viene aggiunta la definitiva spoliazione di ciò che resta dei beni pubblici.

Il ministro tedesco non ha ottenuto l'espulsione che voleva - sempre che questo piano ottenga l'approvazione non solo in Grecia, ma anche dei Parlamenti di alcuni tra i più duri dei paesi creditori, Germania e Finlandia in testa - ma la linea durissima che ha sostenuto insieme agli altri "falchi" europei ha avuto la meglio su quella timidamente proposta dalla Francia con l'ancor più timido appoggio dell'Italia: una ulteriore conferma che questi due paesi non hanno voce in capitolo nella politica europea.

Schäuble è l'immagine di un paese senza pietà e senza memoria, sicuro che la sua attuale posizione di forza sia destinata a durare in eterno e che quindi l'unico modo di condurre una trattativa è secondo il principio "Guai ai vinti".  Dunque impone alla Grecia l'equivalente del Trattato di Versailles che fu imposto alla Germania dopo la prima guerra mondiale, contro cui si scagliò Keynes e che avrebbe provocato le drammatiche conseguenze che sappiamo.

Per fortuna nella storia non c'è nulla di meccanico, ma di certo, se questa sarà la conclusione della vicenda, la tenuta della democrazia in Grecia sarà messa a dura prova. Ma anche della democrazia sembra che ormai a questa Europa, che intanto fa finta di non vedere quanto accade nell'Ungheria di Viktor Orbán, importi assai poco.

L'altro dato impressionante di quanto sta accadendo è il comportamento di quei partiti che continuano a chiamarsi socialisti: l'unica differenza tra i loro leader e quelli dei partiti conservatori (ma meglio sarebbe definirli reazionari) è che questi ultimi contano qualcosa e loro no. Singolare che poi ci si preoccupi se il terreno dell'opposizione viene occupato da forze populiste. Come dice il vecchio proverbio, "chi semina vento raccoglie tempesta".

Immaginare che cosa accadrà nel prossimo futuro, tanto sul piano economico che su quello politico, è a questo punto davvero difficile. La sola cosa che appare probabile è che un'Europa di questo genere è destinata alla disgregazione.


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