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 Ricordo Riduci

Addio a Marcello De Cecco,
un'altra voce che ci mancherà

E' stato uno dei migliori economisti del secolo. Un ricordo di quando cominciò a collaborare con Affari & Finanza: in occasione del referendum francese su Maastricht gli chiedemmo di immaginare che sarebbe accaduto se avessero vinto i "no". Riproponiamo il link a quell'articolo

(pubblicato su Repubblica.it il 3 mar 2016)

Se n'è andato a 77 anni Marcello De Cecco, uno dei migliori economisti della sua generazione. Ci mancherà la sua voce un po' roca, con un accento che avresti detto napoletano, mentre invece lui era abruzzese di Lanciano. Ci mancheranno soprattutto le sue analisi, sempre stimolanti, frutto di una vasta cultura che non si limitava certo all'economia. Vogliamo ricordarlo riproponendo l'articolo con cui iniziò la sua collaborazione ad Affari & Finanza che sarebbe proseguita fino ad oggi, un articolo di fantaeconomia nato per superare i limiti della carta stampata.

Marcello De CeccoEra l'autunno del 1992 ed erano in corso i referendum in alcuni paesi sulla ratifica del Trattato di Maastricht. Il 20 settembre si sarebbe svolto quello più importante, in Francia: se i francesi avessero detto "no" il percorso verso la moneta unica si sarebbe interrotto forse definitivamente. Visto com'è andata, forse sarebbe stato meglio. O forse no, se l'alternativa fosse stata quella dello scenario immaginato da De Cecco nell'articolo. Impossibile saperlo, naturalmente.

All'epoca, con Sandra Carini, guidavamo Affari & Finanza. Il supplemento chiudeva il venerdì  per uscire il lunedì e il referendum ci sarebbe stato la domenica. Che fare? Non si poteva andare in edicola senza avere qualcosa sul fatto del giorno. Mi venne in mente che se ne poteva uscire in un solo modo: chiedendo a due commentatori autorevoli una previsione sull'Europa dieci anni dopo nelle due ipotesi, "ha vinto il sì" e "ha vinto il no". Ma a chi affidarli?

Mi venne subito in mente De Cecco. L'avevo conosciuto poco tempo prima a un seminario della Comit a Milano. Eravamo seduti vicini, avevamo attaccato discorso e mi avevano colpito il suo acume e la sua ironia, così mi ero ripromesso di "arruolarlo" alla prima occasione: l'occasione era arrivata, gli proponemmo il "se vince il no" e lui accettò. Ci mandò un bellissimo articolo che descriveva un'Italia che, insieme agli altri paesi latini, era povera e in regime poliziesco mentre la Germania aveva attuato l'unione monetaria con i paesi dell'Europa centrale e prosperava.

Per l'altro articolo Sandra propose Stefano Micossi, attuale presidente di Assonime, già alla Banca d'Italia e al Fondo monetario internazionale, all'epoca direttore generale di Confindustria. Anche Micossi accettò e ci mandò un articolo che ci lasciò un po' sconcertati: descriveva un'Europa dove chi voleva trovare un lavoro decente doveva conoscere il tedesco e che alzava muri ai suoi confini per bloccare fiumi di immigranti. Uno scenario quasi altrettanto fosco di quello immaginato da De Cecco, poco adatto allo spirito potentemente europeista di allora. Io ero per pubblicarlo lo stesso, ma dopo varie consultazioni con tutta la direzione si decise per il no, provocando la giusta ira di Micossi. Che, oggi, potrebbe vantarsi di aver fatto un articolo di cronaca con dieci anni di anticipo.

Così usci solo l'articolo di De Cecco, che ebbe un grande successo e fu il primo di una lunga serie che avrebbe scritto per Affari & Finanza e per Repubblica, proponendo sempre una visione dei problemi  originale e indipendente da cordate sia politiche che teoriche. Con lui se n'è andata un'altra voce libera in un epoca in cui questa è una merce sempre più rara.

Marcello De Cecco
I disgregati del 2003
(da Affari & Finanza del 21 settembre 1992)


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