"Via dall'Ue per salvare
il sistema sanitario"
David Owen, socialdemocratico moderato ed europeista pentito, invita a votare Brexit: o a causa del Ttip o di norme europee sempre più intrusive, dice, sarà inevitabile che parti del National Health Service vengano privatizzate e nemmeno i futuri governi potrebbero tornare indietro. Per l'uscita anche la ministra Patel
(pubblicato su Repubblica.it il 7 apr 2016)
Al National Health Service (NHS) gli inglesi tengono molto, tanto che uno come Nigel Lawson, ministro delle Finanze di Margaret Thatcher, lo definì "una religione nazionale". Il premier David Cameron lo sta sottoponendo a una privatizzazione strisciante, ma si muove cautamente, un passetto alla volta. Ora il sistema sanitario entra nella campagna Brexit ad opera di Lord David Owen, che, come scrive il Guardian, ha fatto delle dichiarazioni interessanti: al referendum sull'Unione, ha detto, bisogna votare per l'uscita per proteggere il sistema sanitario nazionale dal Ttip (ma in realtà anche dall'Europa).
Owen è un socialdemocratico moderato. Ex ministro laburista, uscì dal partito per fondarne uno più centrista insieme a Roy Jenkins (che sarebbe diventato presidente della Commissione europea) e confluire in seguito nel partito liberaldemocratico. Il suo europeismo è fuor di dubbio: si scontrò con Harold Wilson perché secondo lui non lo era a sufficienza. Come mai ora ha cambiato idea e dall'Europa vuole uscirne? Semplice: è l'Europa che è cambiata, e questa non piace neanche a lui.
Owen, dunque, dà per scontato che il Ttip, il famigerato trattato euro-americano, sarà approvato e che questo comporterà di sicuro la privatizzazione di parti del servizio sanitario "che diventerebbe irreversibile anche per futuri governi che volessero tornare alla proprietà pubblica dei servizi".
E' vero, prosegue Owen, che "si potrebbe ricorrere a una clausola di esclusione, ma anche se si facesse questo resta il fatto che l'Unione si intromette sempre più nei servizi sanitari, e una volta che ci si affida al mercato ciò diventa una giustificazione per non trattarli come un'eccezione".
"Avevamo un sistema sanitario basato sulle assicurazioni negli anni '20 e '30 - prosegue l'ex ministro - e ricordo i racconti di mio padre su come fosse e sul perché nel 1948 aveva votato per il NHS. Voglio che sia possibile tornare all'essenza del servizio nazionale quando avremo un governo che non sia dei Conservatori".
Naturalmente i fautori della permanenza nell'Ue hanno subito ribattuto alle tesi di Owen, dichiarando che semmai sarebbe l'uscita dall'Europa, che provocherebbe una recessione nel Regno Unito e quindi minori finanziamenti per il welfare, a indebolire il sistema sanitario. Ma a dargli man forte è intervenuta Priti Patel, ministra del Lavoro nell'attuale governo conservatore. Anche secondo lei, votare per l'uscita "è vitale se vogliamo proteggere il NHS per le future generazioni". Il motivo in effetti è un po' diverso, perché la Patel si riferisce all'"insostenibile pressione degli immigrati sui nostri servizi pubblici".
L'aspetto interessante del dibattito è comunque il ragionamento di Owen: persino un socialdemocratico (assai) moderato, e per giunta (ex) europeista, si schiera contro questa Europa che vuole affidare al mercato anche i servizi essenziali. Limitarsi a contestare solo per uno zero-virgola di flessibilità in più o in meno sui conti pubblici è davvero guardare il dito e ignorare la luna.