Osanna a Greta
e incentivi a chi inquina
Tutte le nostre maggiori cariche istituzionali hanno dichiarato il loro appoggio alla campagna per l’ambiente. Ma la legislazione italiana prevede sussidi e incentivi anche per attività dannose per il clima e il ministero ne ha fatto un elenco. Un rapporto di Legambiente calcola che ammontino a quasi 19 miliardi
(pubblicato su Repubblica.it il 22 apr 2019)
Durante il suo viaggio in Italia la giovane Greta Thunberg è stata ricevuta dalle nostre più alte cariche istituzionali, che hanno unanimemente espresso il loro appoggio alla sua campagna in difesa del clima. Forse non sanno – ma dovrebbero – che la legislazione italiana prevede numerosi incentivi fiscali dannosi per l’inquinamento, per una somma totale di quasi 19 miliardi. Il loro elenco non è frutto dell’iniziativa delle associazioni ambientaliste, ma è compilato dal ministero dell’Ambiente in base a una legge del 2015, in vista di una politica che persegua gli obiettivi a cui l’Italia – come molti altri paesi – si è impegnata a realizzare con l’accordo di Parigi e che fanno parte dell’”Agenda 2030” dell’Onu.
Si sentono spesso lamentele sui sussidi alle energie rinnovabili, ma pochi sanno che nel mondo i sussidi alle fonti fossili sono 4 volte e mezzo tanto: il ministero riporta i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia, secondo cui i primi ammontano a 121 miliardi di dollari, i secondi a ben 548 (dati 2013). Anche in Italia l’elenco è nutrito e la spesa, secondo un rapporto di Legambiente che si basa sui dati ministeriali, “tra sussidi diretti e indiretti, al consumo o alla produzione di idrocarburi, arrivano al settore Oil&Gas ben 18,8 miliardi di euro all’anno”. E oggi che si discute di eliminare gran parte delle detrazioni fiscali per finanziare i progetti del governo sarebbe il caso di prendere in mano quel rapporto. Ciò non significa che qui si approvi quello che l’attuale esecutivo intende fare, e in particolare la flat tax, un non-senso sia dal punto di vista tecnico che da quello dell’equità e destinata, se davvero sarà attuata, a scavare una voragine nei conti pubblici. E c’è da tremare al pensiero di quali tagli sarebbero decisi per tentare di arginare la débacle del bilancio.
Secondo Legambiente, “Oltre 14,32 miliardi di euro all’anno di sussidi sono eliminabili in parte subito e completamente entro 2025, dirottando queste risorse verso gli investimenti di cui il nostro Paese ha bisogno. Si tratta di sussidi diretti al settore petrolifero, alla produzione o al consumo, come ad esempio tutte le esenzioni alle trivellazioni, così come i finanziamenti nazionali e internazionali a ricerca e produzione di idrocarburi, o allo sviluppo di infrastrutture come rigassificatori e raffinerie”.
Sono affermazioni probabilmente un po’ azzardate. Ci sono settori – il più rilevante è forse l’autotrasporto – che senza i sussidi se la passerebbero male, e non c’è davvero bisogno di facilitare altre crisi. Ma questo vale per i tempi, che in vari casi dovranno essere ben dosati usando l’opportuna gradualità. Una ragione in più per iniziare subito, perché non c’è dubbio che i nostri impegni sul clima facciano a pugni con gli aiuti alle attività che aggravano l’inquinamento.
Certo non sarà facile. Molti di questi sussidi sono entrati più volte nel mirino dei commissari alla spending review. Francesco Giavazzi, per esempio, ne aveva individuati per 10 miliardi. Se poi non se n’è fatto niente non è stato per pigrizia o per incuria, ma per le resistenze dei settori interessati, che i governi passati non se la sono sentita di sfidare. Andrà meglio con questo, che ha annunciato di voler trovare soldi proprio sfoltendo le agevolazioni fiscali? “Qui si parrà la tua nobilitate”, diceva Dante. Perché non è che non ci sia da scegliere: la commissione di studio sul problema (che era presieduta dall’economista Vieri Ceriani) ne aveva individuate ben 720. Ci si aspetterebbe dunque che se davvero si arriverà a ridurle non si tocchino quelle più importanti per i cittadini: cure mediche, spese scolastiche, ristrutturazioni, tanto per fare qualche esempio. E ci si concentri invece proprio su quelle che agevolano attività inquinanti. Così la prossima volta che Greta tornerà a farci visita potremo dirle che abbiamo fatto qualcosa di concreto, invece di ripetere quanto è brava e quanto ci preoccupano i problemi di cui parla.