Italia e Grecia,
stessa Europa stessa disgrazia
Le proposte di Fassina, Brunetta e Piga per uscire dalla trappola in cui ci hanno rinchiuso le regole europee e una Germania implacabile solo quando riguardano gli altri. Ma dal dibattito l'unica certezza che emerge è che dovremo soffrire ancora molto
(pubblicato su Repubblica.it il 17 lug 2015)
"Non si possono avere insieme euro, austerità e democrazia". L'economista Gustavo Piga riadatta alla situazione europea il famoso "trilemma di Rodrik". "Se l'area euro continua con le politiche di austerità, come sta facendo, la democrazia sarà sempre più minacciata, come ci insegna il caso greco: basta leggere il nuovo memorandum, con le sue clausole che esautorano governo e Parlamento". Piga si batte da anni contro le politiche restrittive imposte dall'asse Berlino-Bruxelles. L'anno scorso, con il suo movimento "I viaggiatori", si fece promotore di un referendum anti-austerità, che raccolse adesioni trasversali alle posizioni politiche, ma per un pelo non riuscì a raccogliere il numero di firme necessarie. Mercoledì scorso ha organizzato un convegno (qui la registrazione di Radio Radicale) per discutere su cosa si possa fare ora, invitando a parlare, insieme al giurista Paolo De Ioanna che ha partecipato anch'egli al tentativo del referendum, due politici che su quasi tutti gli altri temi non potrebbero essere più distanti, come Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, e Stefano Fassina, da poco uscito a sinistra dal Pd. "Perché Fassina e Brunetta insieme?", ha chiarito subito Piga; "Perché oggi è prioritaria questa battaglia, con tutte le forze disposte a farla. Dopo, ognuno per la sua strada".
I due sono in effetti accomunati da una forte posizione critica verso l'attuale politica europea. "Ma cos'è diventata questa Europa, per farmi paura?", ha esordito Brunetta. E dopo aver ricordato la spirale che da Maastricht in poi, attraverso sempre nuove restrizioni, ha imprigionato i partecipanti all'euro, ha esposto la sua idea sul piano di attacco che si dovrebbe seguire. Pochi sanno, ha detto, a quasi nessuno ne parla, che esiste una norma europea che vieta non solo i deficit, ma anche gli eccessivi surplus dei conti esteri, che non dovrebbero superare il 6% del Pil nella media dei tre anni precedenti. Ebbene, la Germania - e anche qualcuno dei suoi satelliti, come l'Olanda e l'Austria - non rispettano questo parametro, il che è gravissimo, perché il deficit fa male solo a chi ce l'ha, mentre il surplus fa male a tutti gli altri. "Ho fatto un conto approssimativo: se la Germania riducesse solo della metà il suo surplus libererebbe per la domanda europea circa 100 miliardi su base annua; se anche gli altri in attivo facessero lo stesso si arriverebbe a 150. E' su questo, dunque che bisogna combattere".
Fassina ha invece un'idea diversa, per certi versi più pessimistica. Abbiamo ormai capito - ha osservato - che quello di ottenere un cambiamento delle regole è un obiettivo impossibile. Priviamo allora a far maturare il consenso su uno "smontaggio concordato" dell'euro, che certo è tecnicamente molto difficile, ma è sempre meglio della dissoluzione caotica alla quale ci stiamo irrimediabilmente avviando. Nessuna decisione unilaterale, nessun "ricatto": quello che serve è una soluzione concordata che ci faccia tornare indietro da questa moneta unica che si è rivelata un errore. Così non si può andare avanti, anzi non si deve: il "Rapporto dei cinque presidenti" propone un ulteriore accentramento della politica economica, una ulteriore cessione di sovranità: "Ma cessione a chi?, si è chiesto Fassina. "Al più forte? Allora non ci sto. Un passo assolutamente da evitare".
Paolo De Ioanna, che insieme a Marcello Degni ha pubblicato un saggio sulle assurdità europee ("Il vincolo stupido"), ha denunciato una sorta di "abuso di potere" commesso dai leader europei nella vicenda greca: nei modi e nei contenuti il memorandum è stato imposto al di fuori di qualsiasi norma e anzi infrangendone non poche. Per di più, come va ripetendo da tempo un autorevole giurista come Giuseppe Guarino e come anche Brunetta aveva ricordato, tutti i vari accordi successivi al Trattato di Maastricht - Six Pack, Two Pack, Fiscal compact - dal punto di vista del diritto non sono dello stesso livello, e quindi non avevano il potere di modificarlo. Di fatto, tutta la strumentazione che ha stretto sempre più la morsa dell'austerità è praticamente illegale.
Le conclusioni che si possono trarre sono piuttosto sconfortanti. Ha ragione Brunetta quando afferma che bisognerebbe battere sul rispetto delle regole da parte della Germania e dei suoi satelliti, la regola del surplus eccessivo è chiara ed è già così a favore dei tedeschi (scatta oltre il 6%, mentre quella del deficit al 4, perché all'epoca il surplus tedesco era casualmente proprio il 6); ma non prevede alcuna sanzione (guarda un po'... ). In realtà la Commissione ha già fatto rilevare l'infrazione, ma la sua osservazione è stata accolta da tutta l'opinione pubblica tedesca - e dal coro unanime dei politici - con frizzi e lazzi: sono quasi arrivati al pernacchio di napoletana memoria. Nulla fa pensare che il prossimo tentativo, se ci sarà, andrà diversamente.
Quanto alla proposta di Fassina, è ragionevole e razionale, ma a giudizio di chi scrive impraticabile. Non solo appare difficile che quel consenso di cui parla Fassina si possa ottenere da chi in questa situazione ci guadagna e, in caso di rottura traumatica, probabilmente subirebbe i contraccolpi meno pesanti. Ma soprattutto, il solo ipotizzare il ritorno alle monete nazionali scatenerebbe una corsa alle banche - come è accaduto in Grecia - in tutti quei paesi la cui valuta perderebbe valore rispetto all'euro. Bisognerebbe introdurre preventivamente un ferreo controllo dei movimenti di capitale, che sarebbe un altro punto problematico da concordare e la cui efficacia è comunque quantomeno dubbia. Forse l'unica strada per allentare questa trappola è quella che sostiene Piga: infischiarsene delle procedure di infrazione e varare una politica di bilancio espansiva finché l'economia non si riprende. Ma per farlo ci vorrebbe un governo che creda in questa soluzione, e al momento non si vede all'orizzonte. Ci aspetta ancora un bel po' di tempo con la crescita dello zero-virgola e la disoccupazione di massa.