Alì Bersani e i 40 collegi
Nel Pd si fanno i conti: la scissione di Mdp farà perdere una quarantina di collegi. Così, c’è chi ipotizza che potrebbero essere una base di trattativa per una coalizione, tanto altrimenti sarebbero comunque persi. Al momento non sembra che la trattativa possa nemmeno iniziare. Ma se si arrivasse a quella proposta, sarebbe una bella prova per le convinzioni politiche dei fuoriusciti
(pubblicato su Repubblica.it l’8 nov 2017)
Nel Pd c’è chi ha fatto un po’ di conti, e i conti dicono che la scissione di Mdp provocherà un grosso danno alle prossime elezioni. Per quanto poco possa prendere il partito di Bersani, in coalizione con gli altri a sinistra o anche da solo, quel poco basterà per far perdere al Pd una quarantina di collegi. Un colpo non da poco, che potrebbe essere evitato convincendo Mdp a fare coalizione col partito da cui si è staccato. Che probabilità ci sono che questo succeda?
Al momento sembrerebbe che queste probabilità siano praticamente inesistenti. Mdp sembra procedere verso la formazione di una lista unica con Sinistra Italiana, Possibile, il movimento di Montanari e Falcone e Rifondazione. L’Huffington post ha anticipato un documento programmatico che – si dice nell’articolo – avrebbe l’approvazione di tutti questi gruppi. E’ una strada incompatibile con qualsiasi accordo elettorale con il Pd.
Neanche dall’altra parte si vedono movimenti verso un simile accordo. Renzi, dopo la sconfitta siciliana che era data per scontata, nelle sue apparizioni televisive è apparso più duro che mai, indisponibile a qualsiasi compromesso, impermeabile a qualsiasi autocritica. Se qualche volta dice “ho sbagliato”, si capisce che non intende dire che ha fatto errori nelle scelte politiche, ma solo nel non riuscire a convincere abbastanza elettori di quanto meravigliosi fossero i provvedimenti varati dal suo governo. E’ chiaro che per lui la coalizione si può fare solo nel caso che Mdp non ponga nessuna condizione, il che non è realistico.
Nel partito, però, c’è chi non la pensa come lui. Quei quaranta collegi, si dice, potrebbero essere offerti all’Mdp, visto che tanto altrimenti sarebbero persi. E questa è una merce di scambio molto concreta, che può fare gola a una formazione che molti sondaggi danno sotto la soglia del 3% e che in Sicilia sembra non aver portato nulla alla lista Fava, che ha preso la stessa percentuale della volta precedente. Se questo fosse “the beef”, il piatto forte, un contorno programmatico che giustifichi la coalizione si potrebbe sempre trovare, su provvedimenti non divisivi tipo Ius soli e regolamentazione del fine vita, senza contare il noto argomento che bisogna impedire la vittoria della destra.
Qui si parrà la tua nobilitate, diceva Dante. E certo vale per il movimento di Bersani. Se alla fine Renzi venisse convinto ad avanzare questa offerta, sarà una bella prova per le convinzioni politiche dell’Mdp. Proseguire con la lista unitaria con gli altri gruppi di sinistra, affrontando l’esito assai incerto della prova elettorale, o virare verso un accordo che un po’ di posti sicuri li garantisce? Non è detto che questa prova ci sarà, e anzi al momento, giova ripeterlo, non sembra che ce ne siano le condizioni. Ma se fosse, sarà interessante vedere come va a finire.