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 Politica Riduci

Ma quest'isola
c'è o non c'è?

A Roma in un teatro Palladium strapieno i fuoriusciti dal Pd insieme con altri rappresentanti di gruppi di sinistra e di organizzazioni della società civile hanno annunciato l'intenzione di dar vita a un nuovo partito. Ma riusciranno ad evitare i personalismi che hanno affossato molti tentativi del genere in passato?

(pubblicato su Repubblica.it il 4 lug 2015)

Stefano Fassina ha concluso il suo intervento di apertura al convegno al Palladium di Roma (strapieno) ricordando le parole de "L'isola che non c'è" di Edoardo Bennato. E' una pazzia pensare che esista, dice Bennato, ma poi conclude:

E ti prendono in giro
se continui a cercarla
ma non darti per vinto perché
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te

L'isola, naturalmente, è una nuova politica di sinistra, che rifiuti i dogmi dell'economia neoliberista, ormai quasi tutti sconfessati dalla ricerca economica eppure implacabilmente imposti, soprattutto in Europa; ed è lo strumento che dovrebbe realizzarla, cioè un nuovo partito, visto che il Pd è considerato ormai perso a questa prospettiva. Al Palladium c'erano infatti tutti quelli che se ne sono convinti. Oltre a Fassina e a Monica Gregori (la deputata che ha annunciato insieme a lui l'uscita dal partito), Pippo Civati, Sergio Cofferati, Lanfranco Turci, Michele Prospero (il filosofo che ha scritto un graffiante saggio  sull'evoluzione di quello che una volta era il Pci), Andrea Ranieri (ex sindacalista e senatore, anche lui uscito nei giorni scorsi) e tanti altri, economisti, sindacalisti, rappresentanti di organizzazioni della società civile. C'è stato anche un collegamento con Mariana Mazzucato, che ha spiegato quanto sia sbagliato l'antistatalismo neoliberista.

L'intervento di Fassina al Palladium

Civati, nel suo intervento, ha ripreso l'immagine dell'isola per una scherzosa polemica. "Non sono d'accordo con Stefano (Fassina): l'isola c'è, ed è enorme. E' formata da tutti quelli che non hanno più un partito di sinistra per cui votare e hanno fatto arrivare l'astensionismo a metà dell'elettorato". Ha ragione, ma questa è solo una parte della questione. L'altra parte, decisiva, è: riusciranno i presenti al Palladium a dare a questa massa di naufraghi della sinistra un'isola su cui abbiano voglia di approdare? Perché finché si tratta di partecipare a un convegno ci stanno tutti, ma quando si passa all'organizzazione dell'ipotetico nuovo partito la musica cambia, e per ora sembra di assistere più a esibizioni di solisti che a un'orchestra ben affiatata.

Quello che ancora non si vede, cioè, è una reale convergenza organizzativa di tutti questi personaggi. Certo, siamo alle primissime battute. Ma l'impressione al momento è che non si stia lavorando a costruire un coro, ma che l'uno o l'altro stiano cominciando a costruire l'embrione di un partito a cui poi si pensa che gli altri dovranno aggregarsi. Viene in mente il titolo di un libro di parecchi anni fa: "Unire è difficile". Lì si parlava del Pdup, un altro esperimento di sinistra che non ebbe successo, nonostante personaggi del livello di Vittorio Foa, Luigi Pintor e Valentino Parlato (intervistati per il libro da Rocco Pellegrini e Guglielmo Pepe).

Gli elettori ci sarebbero, le idee pure. Ma l'isola promessa, c'è o non c'è?


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