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 Politica Riduci

Il Pd è diventato
il partito dei ricchi

Secondo una ricerca del Cise, il centro studi elettorali diretto da Roberto D’Alimonte, il Pd è l’unico partito per cui è significativa la correlazione con una classe sociale: “Per questo partito si registra una propensione al voto bassa nelle classi sociali basse e medie, e invece sensibilmente maggiore nella classe medio-alta”

(pubblicato su Repubblica.it il 7 mar 2018) 

Una indagine del dopo-elezioni mostra quello che chiunque abbia osservato con un po’ di attenzione quello che accade aveva già capito, e conferma la “mutazione genetica” del Pd e il suo allontanamento dall’area sociale che storicamente la sinistra si era proposta di rappresentare.

La ricerca è del Cise, il Centro studi elettorali della Luiss diretto da Roberto D’Alimonte, il politologo che è stato tra gli ispiratori delle riforme istituzionali renziane e quindi di certo non sospettabile di antipatia verso il Pd. Elaborando i dati di un sondaggio effettuato nelle settimane precedenti al voto, cosa ha scoperto il Cise?

“Ci siamo imbattuti in un risultato inaspettato, che abbiamo ritenuto di pubblicare immediatamente: la scoperta che una variabile che ritenevamo ormai irrilevante nella realtà politica italiana, la classe sociale, ha in realtà un effetto significativo sul voto, e in una direzione inaspettata. Il risultato in sintesi: Il PD è l’unico partito per cui si registrano effetti significativi della classe sociale sul voto, ma nella direzione inattesa di un suo confinamento nelle classi sociali più alte e con un reddito più alto. In sostanza il PD del 2018 sarebbe diventato il partito delle élite”.

La propensione a votare Pd per condizione sociale

Il Cise sintetizza in un grafico i risultati che definisce “sorprendenti”.
– Tra tutti i partiti, nessuno mostra effetti significativi della classe sociale: la propensione a votarli (che sia alta o bassa) non varia in modo significativo tra le classi sociali;
– L’unica eccezione è il PD: per questo partito si registra invece una propensione al voto bassa nelle classi sociali basse e medie, e invece sensibilmente maggiore nella classe medio-alta, che quindi configura un confinamento di questo partito nella classe medio-alta.

Per maggiori dettagli rinviamo all’articolo che illustra la ricerca. Qui vorremmo solo chiosare che non definiremmo questi risultati “sorprendenti”, quanto piuttosto una verifica empirica di quanto appariva chiaro dalla semplice osservazione dei fatti.

Un’ultima osservazione. Dai risultati del voto si deduce anche che Liberi e Uguali è stato percepito come nient’altro che una copia sbiadita del Pd. Evidentemente i suoi dirigenti non hanno fatto abbastanza per evitare di dare questa impressione, sempre che solo di “impressione” si tratti. I risultati si sono visti.


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