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 Finanza Riduci

Tobin tax, dai no-global al G20

 

Nel vertice in Scozia  il premier inglese Gordon Brown ha proposto di tassare le transazioni finanziarie. Un’idea avanzata nel 1972 dal premio Nobel James Tobin, poi fatta propria dai movimenti internazionali per combattere la povertà. Ma “la fantasia al potere” è durata poche ore

 

(pubblicato su Repubblica.it il 7 nov 09)

 

Ciò che propone il premier inglese Gordon Brown non è altro che la “Tobin tax”, così chianata dal nome del premio Nobel per l’economia James Tobin che la propose nel lontano 1972. Da allora di questa proposta si è discusso in svariate occasioni, ma soprattutto dopo le due più importanti crisi finanziarie precedenti a quella attuale: quella del 1992, che ebbe l’effetto di scardinare il Sistema monetario europeo e portò l’Italia sull’orlo del default (cioè del dichiarare bancarotta), con una successiva svalutazione della lira di circa il 30%; e la crisi asiatica del 1997, che mise in ginocchio numerosi paesi dell’Estremo Oriente arrivando a provocare in alcuni di essi disordini per la fame.

 

La Tobin tax consisterebbe in una tassazione delle transazioni finanziarie con un’aliquota molto bassa, per esempio lo 0,5% (come ipotizzò lo stesso Tobin in una famosa intervista a Der Spiegel nel 2001). Anche un prelievo minimo di questo genere, però, avrebbe l’effetto di cancellare una quantità enorme di transazioni, rendendole non più convenienti. Nella finanza ormai completamente gestita attraverso programmi informatici, infatti, è sufficiente che i guadagni siano infinitesimali, perché l’altissima frequenza delle  operazioni e l’enormità delle somme spostate hanno comunque l’effetto di far raggiungere profitti stellari.

 

In pratica, una grossa fetta dei movimenti puramente speculativi sarebbe cancellata dai mercati, che ne guadagnerebbero in stabilità. Inoltre il gettito della tassa sarebbe comunque ingente: a quell’aliquota si calcola che ne deriverebbero oltre 80 miliardi di dollari l’anno, una somma che, secondo alcuni, sarebbe sufficiente ad eliminare le situazioni di povertà estrema in tutto il mondo.

 

L’ipotesi di questa tassa – che per essere introdotta avrebbe bisogno ovviamente di un accordo mondiale – ha sempre incontrato la fortissima opposizione di tutti gli operatori finanziari – cosa di cui sarebbe difficile stupirsi – e anche di molti economisti. La speculazione, sostengono gli oppositori, può non piacere da un punto di vista etico, ma ha un ruolo importantissimo nel funzionamento dei mercati finanziari, soprattutto per garantire la loro liquidità, che è un aspetto fondamentale. Si può però ben nutrire il sospetto che i rischi che deriverebbero dalla Tobin tax siano sopravvalutati in modo interessato, visto che persino George Soros, lo speculatore che provocò la crisi valutaria del ’92, dichiarò che sicuramente avrebbe danneggiato i suoi interessi, ma sarebbe stata invece positiva per l’economia mondiale.

 

La proposta della Tobin tax è stata adottata da tutti i movimenti no-global e contro la povertà nel mondo, ma il suo inventore, nell’intervista citata, ci tenne a precisare che la sua idea muoveva soltanto dall’intenzione di far funzionare meglio l’economia mondiale e di non aver nulla a che vedere con quei movimenti, anche se non avrebbe avuto obiezioni su un eventuale uso anti-povertà del ricavato della tassa. Da molti anni esiste comunque un’organizzazione che sostiene l’introduzione della tassa: si chiama Attac (Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e per l’Aiuto dei Cittadini) e sul suo sito www.italia.attac.org si possono trovare vari approfondimenti in proposito.

 

Dell’introduzione della Tobin tax aveva parlato nei giorni scorsi il ministri francese dell’Ecologia Jean-Louis Borloo, annunciando che il suo paese l’avrebbe proposta. Si era osservato in quell’occasione che la tedesca Angela Merkel sarebbe stata favorevole, ma si sarebbe certamente opposta la Gran Bretagna, cosa che oggi viene smentita dalla dichiarazione di Brown. In ogni caso un accordo solo europeo non basterebbe ancora: sarebbe necessario il consenso di almeno il G20 al completo.

 

Post scriptum – Quando questo articolo era già stato pubblicato sono giunte notizie un po’ più precise sulla proposta di Brown, che, in realtà, sarebbe stata un po’ diversa dall’idea di Tobin: dato che i governi finiscono per fornire una sorta di assicurazione contro il fallimento alle banche, come si è visto in questa crisi, è giusto che queste ultime vengano tassate – come se pagassero un premio per la polizza – in relazione anche alla rischiosità delle loro operazioni. In ogni caso né questa proposta, né quella di Tobin sembrano avere qualche possibilità: Il segretario al Tesoro Usa Tim Geithner l’ha infatti subito bocciata (e anche il nostro ministro Giulio Tremonti) e il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha affermato che nel corso del vertice non è stata nemmeno discussa. “La fantasia al potere” era un famoso slogan del ’68: nella realtà è difficile che succeda.

 

Aggiornamento

L'8 marzo 2011 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede di introdurre un'imposta sulle transazioni finanziarie. Ho partecipato a una discussione su questo tema che si è svolta su Facebook, qui.


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