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 Cronache

Riso amaro
Considerazioni sulla débacle del caso Buttiglione: una sconfitta costruita da Berlusconi, ma anche il segno di un nuovo rapporto tra Parlamento europeo e governi
(Pubblicato su Eguaglianza & libertà il 28 ott 2004)

In tre giorni Berlusconi ha incassato un uno-due di quelli che fanno male: prima il disastro delle elezioni suppletive, poi la  débacle in cui ha trascinato il nuovo presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, di cui peraltro è stato un "grande elettore".
buttiglione-.jpgQuest'ultima vicenda, consumata proprio alla vigilia della firma della Costituzione europea a Roma, che Berlusconi ha organizzato come un grande spot, merita qualche considerazione. Alla bocciatura di Rocco Buttiglione la destra ha reagito con accuse di intolleranza (!) e di "pregiudizio anti-cristiano" in Europa, la sinistra ha replicato più o meno che Buttiglione è un integralista e un baciapile e quindi gli sta bene. Ma ci sono anche altri due fattori da prendere in considerazione che non sono stati messi abbastanza in luce.
Il primo: dopo l'episodio di Martin Schultz, il capogruppo del Pse definito "kapò", il nostro presidente del Consiglio non è molto amato da una buona parte dei parlamentari europei (che egli in quell'occasione graziosamente chiamò "turisti della democrazia"). Di qui a dire che la maggioranza dei parlamentari viveva solo in attesa dell'occasione di fargliela pagare, ce ne corre. Ma ricordiamo la genesi del "caso Buttiglione". Per fargli posto Berlusconi ha congedato Mario Monti, la cui riconferma alla guida della Concorrenza appariva in un primo tempo scontata, visto l'eccellente lavoro svolto, e approvata da tutti gli altri paesi, che pure, ognuno per la sua parte, avevano dovuto subire le poco gradite attenzioni dell'inflessibile Commissario. Ma sugli scontri su problemi specifici facevano premio l'alta levatura tecnica e morale di Monti e la sua indiscussa imparzialità.
I parlamentari non possono non essersi chiesti per quali motivi l'Italia decideva di fare a meno non solo di un rappresentante di valore, ma anche di un incarico tra i più importanti. Se la curiosità li ha spinti ad informarsi, avranno appreso che il motivo più rilevante di questa designazione era la volontà di Berlusconi di indebolire il leader dell'Udc Marco Follini, che si era messo in testa che gli alleati non servono solo per fare numero quando si tratta di votare una legge voluta dal premier ma voleva dire la sua sulla riforma fiscale, sul federalismo e quant'altro. Sicuramente i parlamentari europei sono troppo poco addentro ai problemi italiani per apprezzare adeguatamente un tale motivo.
Quando poi hanno appreso che Buttiglione, di cui sono largamente note le posizioni non precisamente liberali, sarebbe stato incaricato di vegliare su "Giustizia, libertà e sicurezza", devono aver pensato che si stava decisamente esagerando. Così, durante l'esame dell'aspirante Commissario, gli hanno fornito con le loro domande la corda a cui impiccarsi, e Buttiglione prontamente ha eseguito. Un'imboscata? Beh, un po' sì: ma non si può giudicare la storia solo dall'ultimo atto.
Il secondo aspetto da sottolineare è che, su questa vicenda, il Parlamento europeo ha voluto affermare un'autonomia mai vista prima in modo tanto deciso. I leder di vari paesi hanno provato a mediare e a sedare quello che è diventato il più netto conflitto della storia europea, ma senza risultato. Lo ha dichiarato esplicitamente in un'intervista televisiva il leader dei liberali europei (attenzione: non dei socialisti, dei liberali) Graham Watson: se alla fine abbassiamo la testa, ha detto più o meno, che ci stiamo a fare? Fino all'ultimo minuto Barroso, confidando nelle pressioni dei governi, è stato tentato dalla prova di forza, dal presentarsi al voto del Parlamento senza cambiare la composizione della Commissione: ma alla fine ha dovuto prendere atto che andava verso una disonorevole sconfitta, e ha ceduto. Un precedente importante, d'ora in poi con il Parlamento, che ha sempre contato assai poco, si sa che si dovranno fare i conti in modo diverso dal passato.
E' riduttiva, dunque, una lettura di quanto è avvenuto solo in chiave anti-buttiglioniana o anti-berlusconiana. I nostri hanno fornito un'ottima occasione, ma evidentemente i tempi erano maturi perché questo - o qualcosa di simile a questo - avvenisse.
Ciò non toglie che per Berlusconi, più ancora che per Buttiglione, si sia trattato di una cocente sconfitta, che rovina la festa, a cui tanto teneva, della firma della Costituzione a Roma. Tutto preso dai preparativi coreografici, non deve aver avuto il tempo di riflettere sul fatto che i rapporti con l'Europa vanno gestiti in modo un po' diverso da quelli con Calderoli o Alemanno.


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