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 Cronache

Sull’economia Palazzo Chigi non si consiglia

 

I pochi superstiti del Dipartimento economico della presidenza del Consiglio sono pagati per non far nulla. Eppure fu proprio Prodi, ai tempi del suo primo governo, a creare questa struttura. Emarginati da Tremonti, speravano che ora l’aria cambiasse, invece niente

 

(pubblicato su L’espresso del 24 mag 2007)

 

Cinquantamila euro di stipendio l’anno per non far niente: i soliti “fannulloni” della Pubblica amministrazione? Sì, ma fannulloni involontari, questa volta. Accade proprio dove meno dovrebbe, cioè alla Presidenza del Consiglio. Una storia iniziata sette anni fa.

 

E’ proprio Romano Prodi, all’epoca della sua prima presidenza, a constatare che Palazzo Chigi manca di una struttura con competenze economiche in grado di preparare i dossier sui problemi economici e per i vertici internazionali. Viene bandito un concorso per 30 economisti con “alta qualificazione”: nel novembre 1999 vengono assunti docenti universitari, studiosi con esperienze nelle organizzazioni internazionali e anche alcuni giovani, però con almeno un Master. E’ nato il Dipartimento Affari economici.

 

Prodi non ha neanche il tempo di collaudare la nuova struttura perché il suo governo cade, ma lo fa, con buoni risultati, il suo successore Massimo D’Alema.

 

E’ con il nuovo cambio di governo che iniziano i guai. Il Dipartimento viene subito emarginato, fino ad arrivare, nell’ottobre 2005, all’avvio del suo scioglimento, con l’offerta ad alcuni suoi membri di altri incarichi giudicati dequalificanti.Gli economisti resistono, ritengono di dover difendere un’istituzione; e quando, dopo le nuove elezioni, torna Prodi, i superstiti (molti nel frattempo se ne sono andati) pensano che sia “passata ‘a nuttata”. Ma non è così: tuttora gli ormai pochi rimasti sono inutilizzati e attualmente non c’è più neanche un responsabile del Dipartimento. Tra i paesi avanzati, accade solo in Italia.


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