Le pagelle di chi ha sbagliato tutto
L’Italia è in coda alla classifica della libertà economica, scrivono tutti i giornali. E chi l’ha stilata questa classifica? I signori della Heritage Foundation, i capostipiti dei principi neo-con e ultra liberisti ai quali dobbiamo l’attuale disastro dell’economia mondiale
(pubblicato il 13 gen 2009)
Nella “classifica della libertà economica” l’Italia è al 76° posto, dopo il Kirghizistan, la Namibia e il Madagascar. La classifica è stilata ormai da molti anni dalla Heritage Foundation e dal Wall Street Journal e ripresa con grande evidenza da tutti i giornali, la maggior parte dei quali non perde occasione per ribadire in che schifo di paese viviamo, soffocato da uno Stato invadente senza il quale chissà come si starebbe meglio.
E’ stupefacente come il sistema dei media (compreso l’”autorevole” Wall Street Journal) continui a farsi imbrogliare da imbonitori la cui dote principale è quella di avere la colossale faccia tosta di negare l’evidenza perché non corrisponde alle loro distorte convinzioni. Se l’Italia fosse più “libera”, che cosa succederebbe? L’economia farebbe un grande balzo in avanti raggiungendo, forse, quella della Namibia, che ci precede in classifica? Ma il Pil della Namibia corrisponderà, ad occhio e croce, a quello della provincia di Viterbo. E l’Italia, con il suo Stato invadente (e fino a pochissimi anni fa era di gran lunga più invadente di adesso), nel dopoguerra è diventata uno dei sette paesi più industrializzati del mondo. E se è così difficile fare imprese in Italia, come mai siamo il paese in cui – dopo la Germania – il settore manifatturiero ha il maggior peso sul Pil?
Ma agli “autorevoli” studiosi della Heritage Foundation tutto questo importa poco. E’ assai più rilevante che “lo Stato controlli ancora alcune aziende strategiche, in particolare nei trasporti e nell’energia”. Il fatto è che questi signori della Heritage, per chi non dovesse ricordarselo, sono i capostipiti del pensiero neo-con e ultraliberista, quelli che hanno elaborato le linee guida del programma di Ronald Reagan, che infatti per i suoi consiglieri attinse largamente dai ranghi della Fondazione. Le elaborazioni da loro prodotte sono responsabili di molte delle crisi economiche che hanno colpito varie parti del mondo negli ultimi anni e sono alla radice del disastro mondiale in cui ci troviamo attualmente.
Delle persone normali, di fronte all’evidente devastazione generata dalle loro idee, si farebbero quantomeno cogliere da un dubbio, potrebbero sospettare che forse c’è qualcosa da rivedere. Loro no. Imperterriti dietro le loro facce di bronzo, continuano a distribuire pagelle, a insistere che se qualcosa è andato storto è perché le loro ricette sono state mal applicate. Personalmente non ho una grande passione per il principe De Curtis in arte Totò, ma qui ci sta proprio bene una sua famosa frase: “Ma mi faccia il piacere!”.