W il 1° maggio rock e proprietario
La folla a Piazza San Giovanni è fatta soprattutto di giovani che probabilmente non hanno mai sentito i vecchi slogan della sinistra. Ma forse è giusto così: il “Concertone” per la festa del lavoro è la rappresentazione di un mondo ormai profondamente cambiato
(1 mag 2007)
Secondo le previsioni ci saranno cinquecentomila persone al “Concertone” di Piazza San Giovanni. Chissà quanti di loro hanno mai sentito il vecchio slogan, “W il Primo maggio rosso e proletario!”. Molto pochi, probabilmente. Il rosso non usa più, persino all’ultimo congresso dei Ds è stato evitato, e “proletariato” è un termine ormai arcaico. Per la verità non si parla più neanche di “classe”, se non intendendo quella di scuola.
Quei cinquecentomila, poi, non sono mica tutti di sinistra. Non sono persone che vanno a marcare una “appartenenza”, è gente che va a sentire la musica o, ancor di più, che partecipa a un “evento”, una sorta di “rave party” autorizzato, in fondo. La composizione politica – almeno per quelli che di politica si interessano, e non è detto che sia la maggioranza – sarà più o meno quella media dell’elettorato. Ci sarà un sacco di gente che ha votato Berlusconi, e lo ha votato perché lo considera un modello da imitare, un vincente, uno che ha accumulato soldi e proprietà.
O tempora, o mores? Ma no. Il Concertone con la sua varia umanità rappresenta bene, in fondo, un mondo che è cambiato, ha mollato i vecchi ancoraggi, ha dichiarato decadute le vecchie identità. Senza trovarne ancora di nuove, però, da contrapporre all’unica che ha resistito, quella secondo cui il primo requisito che deve avere la società è l’efficienza e il traguardo personale più importante è il successo. Basta leggere il programma del (futuro) Partito Democratico: gronda buon senso e buonismo, ma non ha un’anima. Per restare in tema, lo si può definire parafrasando il titolo di una nota canzonetta: “bellino senz’anima”.
Il passaggio da “Uniti si vince” a “Uniti ci si diverte” non è necessariamente del tutto negativo. Basta che, finito il Concertone e fatto il Partito Democratico, non si trascuri il fatto che, se non si individua una strada convincente da seguire, la conseguenza è l’omologazione al pensiero dominante, al massimo in una variante più “benevola” di quella che ha dispiegato la sua egemonia nell’ultimo quarto di secolo.