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 Affari Riduci

Volete le Olimpiadi? Pagatevele!
I cori sempre pronti a levarsi per criticare l'intervento dello Stato sono invece del tutto ammutoliti per la candidatura di Roma alle Olimpiadi, che comporterebbe un esborso di soldi pubblici difficile da prevedere. Sarà perché pagherebbero i contribuenti, ma qualcuno ci guadagnerebbe e anche bene? Se i privati sostengono che i Giochi sono un affare, i soldi ce li mettano loro

(pubblicato su Repubblica.it il 15 giu 2016) 

E' interessante notare che i cori quasi unanimi contro l'invadenza dello Stato, per definizione costoso, inefficiente e distorsivo rispetto alla mano invisibile che guida il mercato e tutto risolve, siano improvvisamente ammutoliti di fronte a una delle scelte di cui si discute in questo periodo, ossia la candidatura di Roma ad ospitare le prossime Olimpiadi. Certo, si tratta di un evento la cui importanza non si può disconoscere: come ha detto il candidato sindaco Roberto Giachetti, ci regalerebbe profonde "emozioni". E sì che Giachetti, ex radicale, non ha dovuto certo aspettare la conversione del Pd per aderire alla cultura liberista.

Nemmeno dalla occhiuta Commissione europea è arrivato un fiato. Quella stessa Commissione che ci ha impedito di intervenire sulle banche in crisi utilizzando il Fondo di tutela dei depositi, costituito con i soldi delle banche, non con fondi pubblici; ma siccome è stato istituito con una legge il suo intervento sarebbe stato considerato "aiuto di Stato".

Si potrà obiettare che alla Commissione non interessa se decidiamo di buttare i soldi dalla finestra, basta che poi rientriamo nei parametri stabiliti per il deficit e per il debito. Vero fino a un certo punto: quando il governo ha deciso di abolire Imu e Tasi sulla prima casa la Commissione l'ha detto, che non era d'accordo, e anche con una certa decisione, tanto che ne è nata una polemica con il governo. Lasciamo stare se sia opportuno o no che la Commissione si impicci di queste cose (personalmente penso di no): sta di fatto che in quel caso si è fatta sentire, in questo invece no.

I sostenitori di Roma olimpica si affannano a dire che i soldi che lo Stato spenderà serviranno per opere che rimarranno poi ai cittadini romani. Apriamo una parentesi: quanti soldi? Le previsioni su queste spese valgono quanto - o forse meno - delle previsioni sull'andamento dell'economia, che a distanza di qualche mese vengono quasi sempre sostanziosamente corrette (tranne eccezioni, in peggio). Si parte con un budget, poi man mano che passa il tempo le cifre lievitano, diventano doppie o triple. E in prossimità dell'evento, siccome si è in ritardo - sempre - si procede d'urgenza, tanto nell'assegnazione degli appalti che nell'integrare i fondi che non bastano. Quello che è certo è che nessun paese, mai, è riuscito ad andare in pareggio tra costi e ricavi: le differenze sono tra chi è riuscito a non rovinarsi e chi non ci è riuscito. Chiusa parentesi.

Le opere che rimarranno, dunque. Sono indispensabili? Se lo sono, non si vede perché ci sia bisogno di ospitare le Olimpiadi, si dovrebbero fare e basta. Se non lo sono - e almeno una parte non lo sarà di sicuro - sono soldi sottratti a cose più importanti.

Lo Stato si sta ritirando dalla gestione dei servizi sociali, per la maggior parte ormai dati in appalto a cooperative del Terzo settore (tra le quali c'è di tutto: quelle "eroiche" di persone che hanno scelto di lavorare per il bene comune, ma anche quelle - quante? - di Buzzi e Carminati). Taglia la sanità, i fondi per l'università e la ricerca sono diventati quasi inesistenti, risparmia sulla scuola, i contratti pubblici sono fermi da anni. Bene, ottimo, meno Stato significa meno sprechi, no? Però le Olimpiadi sono un'altra cosa: mica vorremo mettere un prezzo alle "emozioni"?

Visto che si deve privatizzare tutto il possibile, le Olimpiadi sono un'ottima occasione: privatizziamole. Se qualcuno le vuol fare, beh, che se le paghi. Come? Nessuno si farebbe avanti perché ci si rimette? E si tirano in ballo i soldi pubblici per un affare sballato in partenza? Non sarà perché a rimetterci sono tutti i contribuenti, mentre qualcuno invece ci guadagnerà e anche bene?

Per parafrasare una battuta rimasta famosa, facile fare i liberisti coi soldi degli altri.


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