giovedì 25 aprile 2024 ..:: Test » Vergogna 5 per mille ::..   Login
 Finanza pubblica

La vergogna del cinque per mille

Il governo aveva assicurato che i criteri per selezionare i beneficiari di una quota delle nostre tasse sarebbero stati più restrittivi, invece non è cambiato niente: nell’elenco rimangono Guardia Padana e Donne padane, l’Associazione del tamburello e l’Accademia del Peperoncino, circoli di golf, di squash e di bridge e persino il Rotary Club. Si getteranno via così dai 270 ai 660 milioni

(8 mag 2007)

Se tutti i contribuenti esprimessero l’indicazione la spesa sarebbe di ben 660 milioni. Le previsioni – sulla base delle preferenze attribuite all’8 per mille – sono di 270 milioni, più di 500 miliardi delle vecchie lire: buttati dalla finestra, se non tutti almeno una parte imponderabile. Questo cinque per mille, già pesantemente criticabile sul piano dei principi (vedi Cinque per mille, lo spreco ideologico), è una vergogna nell’attuazione pratica.

 

Introdotto da Giulio Tremonti in qualità di ministro dell’Economia del governo Berlusconi, nacque malissimo dal punto di vista della selezione dei possibili beneficiari. Erano previsti solo requisiti formali – per esempio la qualifica di Onlus (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale) – ma nessun controllo sull’attività effettivamente svolta dall’associazione che chiedeva l’iscrizione nell’apposita lista, consultabile sul sito dell’Agenzia delle entrate. Ne venne fuori un elenco in cui c’era di tutto, Guardia Padana e Donne padane, l’Associazione del tamburello e l’Accademia del Peperoncino, circoli di golf, di squash e di bridge e persino il Rotary Club: oltre 28.000 soggetti.

 

Nell’ultima Finanziaria, quella di Prodi, in un primo momento non c’era, cosa che aveva fatto sperare in un soprassalto di buon senso. Poi si è mossa la forte lobby del cosiddetto “terzo settore”, una bella lobby trasversale (pardon, adesso si dice bipartisan) che va da Comunione e Liberazione all’Arci, e il provvedimento è stato reintrodotto. Il governo però, per bocca della sottosegretaria alla Solidarietà sociale Cristina De Luca (Margherita), si era impegnato a rivedere i criteri: macché, la lista è la stessa di prima, sono solo stati eliminati i Comuni (sì, c’erano anche quelli, altri 8.100 soggetti).

 

Così una somma cospicua, che teoricamente dovrebbe finanziare la ricerca scientifica e le associazioni di solidarietà che funzionano davvero, si disperderà in mille rivoli (anzi, 28.000!) distribuendo soldi delle nostre tasse a Giocatori di dama e Radioamatori di Lugo, agli Hare Krishna e ai Presepisti catanesi.

 

Si può essere di opinioni diverse sul principio che ha ispirato la legge, e fin qui sarebbe normale. Ma questa presa in giro ce l’avrebbero dovuta risparmiare.

 


Syndicate   Stampa   
Copyright (c) 2000-2006   Condizioni d'Uso  Dichiarazione per la Privacy
DotNetNuke® is copyright 2002-2024 by DotNetNuke Corporation